di Elisa Bonacini
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Tra i crimini di guerra più efferati è l’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui il 24 marzo 1944, durante l’occupazione nazista di Roma, vennero trucidate 335 persone tramite fucilazione.
Molte le iniziative di memoria lunedì 24 marzo scorso sul territorio nazionale. A Roma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme al Sindaco di Roma Roberto Gualtieri ed alle più alte cariche dello Stato ha partecipato alla cerimonia commemorativa presso il Mausoleo ardeatino. Alla cerimonia che ha visto la deposizione di una corona d'alloro sulla lapide in memoria dei Caduti presente l’Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri (ANFIM), costituitasi nel dopoguerra. Il presidente Albertelli e il Segretario generale Trasciani hanno dato luogo alla straziante lettura dei nomi dei 335 martiri. La commemorazione è proseguita con la preghiera cattolica recitata dal cappellano militare Monsignor Sergio Siddi e la preghiera ebraica officiata dal Rav. Riccardo Di Segni Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma.
L’eccidio nazi-fascista fu la feroce rappresaglia in risposta all’attentato di via Rasella messo in atto il giorno precedente (23 marzo 1944) da alcuni componenti dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica).
L’attentato aveva portato alla morte complessivamente 33 SS appartenenti al III battaglione Reggimento “Bozen” nonchè alcuni civili italiani.
Mandante del massacro l'ufficiale Herbert Kappler che ordinò il rastrellamento dei residenti nella via indipendentemente dal possibile coinvolgimento nell'attentato. Alla compilazione della lista delle persone da uccidere, in numero di dieci per ogni tedesco morto, collaborarono anche autorità italiane tra cui il questore di Roma Caruso e Pietro Koch, capo della squadra speciale della polizia fascista di Roma; circa 55 i nominativi forniti dalla Questura romana.
La lista avrebbe dovuto comprendere solamente prigionieri condannati o condannabili a morte o all’ergastolo detenuti a via Tasso e a Regina Coeli, antifascisti e membri della Resistenza. Non essendo tuttavia il numero sufficiente vennero inclusi 75 ebrei in attesa di essere deportati: la maggior strage di ebrei compiuta sul territorio italiano. Altre persone vennero rastrellate casualmente. La lista venne completata includendo detenuti per reati comuni e/o in attesa di giudizio e prelevando a Regina Coeli dieci detenuti in procinto di essere rilasciati. Le vittime, tutti maschi, di età compresa tra i 15 e i 74 anni; escluse le donne dalla rappresaglia.
A programmare e dirigere le esecuzioni della durata di “non più di un minuto per uomo” i capitani Schütz e Priebke. Furono 74 i soldati tedeschi coinvolti. Per un tragico errore di conteggio vennero inserite nel gruppo 5 persone in più del numero richiesto dai tedeschi, trattenute per timore potessero testimoniare quanto avevano assistito. Tra le vittime della fucilazione 12 Carabinieri facenti parte del Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri, catturati dalla Gestapo e imprigionati i più nel carcere delle SS di via Tasso.
A termine delle esecuzioni le cave vennero fatte esplodere in modo da occultare l’eccidio, ma le esplosioni vennero avvertite da alcuni religiosi salesiani che poche ore dopo entrarono nelle cave, trovandosi lo spettacolo raccapricciante dei corpi delle vittime accatastatati per oltre un metro e mezzo. Soltanto il giorno seguente 25 marzo la notizia dell’esecuzione venne resa nota attraverso le pagine dei quotidiani con un freddo comunicato dalla terribile conclusione : “(…) per ogni tedesco assassinato, dieci criminali comunisti-badogliani saranno fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito”.
I COLPEVOLI. Alcuni degli italiani che avevano collaborato con i nazisti nell’organizzazione del massacro vennero processati ed uccisi poco dopo la Liberazione; altri responsabili rimasero impuniti. Il comandante delle SS Herbert Kappler fu processato nel dopoguerra: un tribunale italiano lo condannò all’ergastolo per le vittime giustiziate in più, non comprese nel piano della rappresaglia. Dopo 30 anni di carcere nell’agosto del 1977 riuscì ad evadere dal Celio a Roma e raggiunse la Germania dove morì nel 1978.
Il capitano delle SS Erich Priebke fuggito in Argentina nel dopoguerra fu ritrovato nel 1994. Estradato e processato in Italia, fu condannato all’ergastolo. A causa dell’età avanzata scontò la pena agli arresti domiciliari morendo a Roma nel 2013, all’età di 101 anni.
Tra i responsabili della rappresaglia il generale tedesco Albert Kesselring, a capo delle truppe tedesche in Italia dal 1942 al 1945. Kesserling aveva guidato la difesa nazista contro l’offensiva degli Alleati dopo lo sbarco di Anzio. Cercò di scaricare la colpa sull’ ordine ricevuto da Hitler nel quale si pretendeva la morte di 10 civili per ogni militare tedesco ucciso.
Nel febbraio 1947 venne processato a Mestre da un tribunale militare britannico. Accusato di crimini di guerra tra cui appunto il “coinvolgimento nell’uccisione, per rappresaglia, di circa 335 cittadini italiani” venne condannato a morte mediante fucilazione, ma nel giugno dello stesso anno la condanna fu commutata nel carcere a vita. Nel 1948 la pena fu ridotta a 21 anni di carcere e nel 1952 annullata; scarcerato fece ritorno in Germania dove morì nel 1960.
IL DOVERE DELLA MEMORIA
Dal dopoguerra in ricordo dei 335 martiri, oltre alle cerimonie commemorative nella ricorrenza della data dell’eccidio, sono state apposte targhe, intitolate vie, parchi, scuole, caserme. Alcune tra le vittime per la fedeltà alla Patria e le eroiche azioni di resistenza contro le truppe d’occupazione sono state insignite di medaglie al valor militare o civile. Numerose tra loro anche le persone comuni, le cui vite falciate così precocemente sono rimaste “senza storia”.
Gli storici Mario Avagliano e Marco Palmieri, attraverso una minuzioso lavoro di ricerca ne hanno ricostruito recentemente le biografie in una pubblicazione: un lodevole tentativo di rendere memoria a tutte le 335 vittime innocenti di una delle più efferate stragi della storia.
( fonti : https://www.quirinale.it/ ; ANFIM https://www.anfim.org/ ;carabinieri nella guerra di liberazione http://www.carabinieri.it ; https://www.mausoleofosseardeatine.it/