di Elisa Bonacini
«Cadevano le bombe come neve» cantava Francesco De Gregori in uno struggente pezzo degli anni '80 dal titolo “San Lorenzo”.
Quello del 19 luglio del 1943, rimasto alla storia come “il bombardamento di San Lorenzo” fu il primo drammatico bombardamento di Roma.
660 bombardieri statunitensi scortati da decine di “caccia” sganciarono sulla città 4.000 bombe, più di 1000 tonnellate di esplosivo: il numero dei morti fu altissimo, circa 3.000 con oltre 11.000 feriti; oltre1.500 morti e 4.000 feriti solo nel quartiere di San Lorenzo.
Quello che doveva essere un “bombardamento di precisione” sullo scalo ferroviario di San Lorenzo, in realtà si dimostrò un' operazione ben differente .
Dopo le prime bombe sull'obiettivo prefissato vennero colpiti gli aeroporti di Centocelle e Ciampino. Si dice che il fumo intenso provocato dalle esplosioni rese inutilizzabili i sistemi di puntamento. Fatto sta che vennero bombardati duramente anche altri quartieri residenziali romani tra cui Tiburtino, S.Giovanni, Prenestino, Casilino, Labicano, Tuscolano e Nomentano. Vennero danneggiati numerosi edifici storici, la Cattedrale di San Lorenzo, la Città Universitaria, l'Istituto Superiore di Sanità, il Policlinico, il Cimitero del Verano.
Roma subì in seguito decine di bombardamenti, circa 50, prima della liberazione che arrivò il 4 giugno 1944.
L'Associazione “Un ricordo per la pace” ha in progetto un video documentario con le testimonianze di alcuni testimoni oculari.
Tra queste inedita è quella di Anna Maria Ciambellari, sorella di Patrizia che risiede da molti anni ad Aprilia.
Nel 1943 Anna Maria, secondogenita di una famiglia già con 3 figli, aveva solo 10 anni, ma ricorda ancora bene la paura, i disagi e le privazioni, la fame vera di chi visse a Roma il periodo della guerra. Il 19 luglio Anna Maria si trovava nella piccola abitazione al Tiburtino Terzo concessa alla famiglia Ciambellari da Mussolini dopo l'esproprio della loro casa e del terreno adiacente nei pressi di Caracalla. Nei suoi occhi di bambina quelle scene sono ancora nitide: le corse col cuore in gola con i fratellini al suono delle sirene per rifugiarsi nei “grottoni” nei pressi del fiume Aniene; la mamma Elena con in grembo un'altra creatura che cercava di portare con sé gli oggetti più cari ed i pochi viveri... Non fu certo facile per lei affrontare da sola con tre figli ed uno in arrivo i disagi ed i pericoli di quei giorni terribili.
Il capofamiglia Alessandro era assente, combattente in Africa. Solo qualche giorno di licenza all'anno e poi di nuovo al fronte. Il quarto figlio in arrivo lo salvò dalla partenza per la Russia da cui i suoi compagni non fecero ritorno.
La bimba nacque nel novembre 1943. Ai patimenti per la guerra si aggiunse il dolore per quella bambina, nata con problemi fisici importanti. Un anno di sofferenze e poi la morte due giorni dopo il compleanno, il 4 novembre 1944. “La dovemmo tenere una settimana in casa in attesa dei funerali. Fu una cosa straziante!” racconta con gli occhi lucidi Anna Maria.
Tanto dolore, ma la rinascita nel dopoguerra ed un benessere riconquistato: il lavoro del padre come stuccatore nell'edilizia, la mamma che dava il suo contributo come donna di servizio e la famiglia che aumentò con le liete nascite di Patrizia e Danilo.
Una famiglia italiana come tante che, dopo tante vicissitudini, con coraggio, onestà e tanti sacrifici ha saputo rimboccarsi le maniche e tirare avanti cercando di perseguire sempre il bene di tutta la famiglia.
Sono queste le voci della nostra storia, testimonianze che non si trovano nei libri di testo, ma che ritengo importanti per capire quanto gli eventi storici influenzino, e spesso stravolgano soprattutto il destino delle persone più semplici ed umili.
da sinistra Anna Maria Ciambellari con la sorella Patrizia |
(articolo pubblicato sul Giornale del Lazio)
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