27 febbraio 2018

DELEGAZIONE DEL DPAA DEL DEFENCE PENTAGON DI WASHINGTON AD APRILIA E NEL LAZIO PER INDAGARE SUGLI AMERICANI DISPERSI NELL’ “OPERATION SHINGLE”






Furono 190 i dispersi statunitensi nei combattimenti post sbarco alleato, tra loro alcuni di origine italiana: 7 solo ad Aprilia


di Elisa Bonacini

Lodevole attività del DPAA, acronimo di “DEFENCE POW/MIA ACCOUNTING AGENCY” del Defence Pentagon di Washington arrivata il 19 febbraio in territorio laziale con una delegazione sotto la direzione del Dr. Stephen Patrick Johnson per indagare dopo oltre 70 anni sui 190 giovani soldati americani dispersi nei combattimenti successivi allo Sbarco Alleato sul litorale di Anzio e Nettuno del gennaio 1944.

Il DPAA è l’ Ente del Dipartimento della Difesa Statunitense che ha il compito di localizzare, identificare ed eventualmente “riportare a casa” i resti di oltre 83.000 americani dispersi in guerra (Missing In Action), non solamente quelli nella seconda guerra mondiale, ma nella guerra in Corea, in Vietnam, nella guerra fredda e nei conflitti più recenti.



La squadra composta dal Dr. Stephen Patrick Johnson, Ms Christine Cohn e dal Sergente Maggiore USAF Sonia Magagnin nel ruolo di interprete si è recata nelle zone di Anzio, Cori, Velletri, Cisterna, Latina, Aprilia e Lanuvio incontrando i Sindaci ed illustrando l’attività del DPAA. Non è mancata la visita ai Cimiteri Militari di Nettuno e Pomezia, al Museo dello Sbarco di Anzio, a Piana delle Orme, all’esposizione “Un ricordo per la pace” presso il Liceo Meucci di Aprilia ed al Memoriale dedicato ad Eric Fletcher Waters ed ai Caduti senza sepoltura ubicato nel piazzale dello stesso Istituto.


la visita del DPAA l'esposizione Un ricordo per la pace sul tema "Aprilia in guerra: la Battaglia di Aprilia"

da sinistra Ms Christine Cohn, il Sergente USAF Sonia Magagnini, Dr Stephen Patrick Johnson


Una settimana ricca di appuntamenti, occasione di confronto con molte associazioni storico-culturali presenti sul territorio e con appassionati ricercatori del periodo bellico, che ha dato anche la possibilità di reperire interessanti documentazioni dagli archivi locali.

IL DPAA con Enrico Canini di "Operation Shingle 1944"


 La finalità della missione del DPAA è infatti quella di poter carpire ogni tipo di informazione utile per le ricerche dei propri militari per darne finalmente degna sepoltura ed un luogo ai famigliari per onorarne la memoria.
Nella lunga lista dei nominativi dei dispersi alcuni nomi di soldati italo-americani morti nei combattimenti ad Aprilia. Tra tutti ricordiamo BOLINO SILVIO e FARINO EMILIO, nome e cognome totalmente italiani, morti ad Aprilia nel febbraio 1944.


Per il DPAA si è trattato di un ritorno in zona. Nel 2016 l’Ente statunitense aveva già inviato una squadra capitanata dal ricercatore Mr. Joshua Frank e da 5 esperti tra cui  il Dr. Stephen Johnson, per recarsi sul crash point (punto di impatto) del bombardiere B-25 MITCHELL USA precipitato nel fosso della Muratella (Ardea) il 19 luglio 1943, di ritorno dalla missione del primo bombardamento su Roma, noto come il  “bombardamento di San Lorenzo”. Il punto di impatto era stato identificato dall’Associazione “Un ricordo per la pace” di Aprilia e confermato da testimoni oculari ancora viventi, tra cui Mario Cimadon, all’epoca dodicenne.
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fosso della Muratella presso Ardea (Roma) aprile 2016: la squadra del DPAA tra cui Joshua Frank e il Dr.Stephen Johnson  con Elisa Bonacini e il testimone oculare Mario Cimadon  sul punto delcrash del B25

Lo stimolo alla ricerca era venuto in quel caso dalla famiglia di uno degli aviatori scomparsi nell’ultima missione del B25. Un appello che aveva trovato passaparola tra ricercatori e gruppi americani fino a giungere in Italia a Elisa Bonacini presidente di “Un ricordo per la pace” attraverso l’Associazione Arma Aeronautica di Aprilia .

Il Dr. Johnson e Ms Cohn hanno rivolto un appello a collezionisti e detentori di materiale bellico USA ritrovato in zona auspicando la segnalazione dei reperti contrassegnati da segni identificativi dei soldati di appartenenza nonché del luogo del loro ritrovamento. Importante in tal senso chiarire che il DPAA non è interessato agli oggetti nello specifico, ma solo alle informazioni che vi si possono trarre. Una collaborazione quella dei collezionisti e dei metal detectoristi che potrebbe essere determinante nel riportare  a casa almeno alcuni dei soldati scomparsi nei tragici combattimenti del 1944.

“Molto lavoro in programma che auspico di poter condividere con tutti i gruppi e associazioni presenti sul territorio, tralasciando sterili protagonismi” ha detto Elisa  Bonacini.
 “Solamente impegno e  collaborazione possono garantire il massimo risultato. Noi di “Un ricordo per la pace” ce la metteremo tutta per far "tornare a casa" qualcuno dei 190 militari americani che compaiono nella lista del DPAA, ma il nostro impegno è lo stesso per tutti i soldati dispersi, di ogni nazionalità e schieramento. Sul Memoriale dedicato al padre Eric, Roger Waters ha voluto far incidere la famosa frase tratta da un suo pezzo di “The final cut”: “ashes and diamonds, foe and friend, we were all equal in the end” cioè “cenere e diamanti, nemico e amico, siamo tutti uguali alla fine”. Come associazione condividiamo lo stesso pensiero”.

Oltre a “Un ricordo per la pace” hanno già dato disponibilità di collaborazione nelle ricerche del DPAA il “Gruppo Ricerche Storiche”, l’associazione “Operation Shingle 1944” ed altre associazioni
locali.



Chiunque possa fornire informazioni utili può contattare l’associazione “Un ricordo per la pace” alla e-mail el.bonacini@gmail.com



la delegazione DPAA in piazza Roma ad Aprilia.; Ms Christine Cohn e Dr. Stephen Patrick Johnson; al centro il Sergente Maggiore USAF Sonia Magagnini






2 febbraio 2018

L'ORRORE DELLA GUERRA AD APRILIA E LE PRIME VITTIME "Era il 2 febbraio 1944" : La testimonianza drammatica di Armando Fiorini




di Elisa Bonacini

In queste poche righe tutto l'orrore della guerra ad Aprilia e lo sgomento della popolazione coinvolta improvvisamente nei cruenti combattimenti. 
Uno stralcio della lunga video intervista rilasciata nel 2011 da Armando Fiorini,  Presidente Associazione Pensionati Coldiretti Lazio, all'Associazione "Un ricordo per la pace".
La famiglia Fiorini era arrivata  ad Aprilia dalla provincia di Ferrara nel 1937, perché l'O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti) aveva concesso loro il podere n°2498 in località Crocetta di Carano. 
Era una famiglia molto numerosa (ben 10 figli) e quindi il capofamiglia aveva accettato con entusiasmo questa opportunità di lavoro che avrebbe permesso un certo benessere in quei periodi di miseria.


la famiglia Fiorini ad Aprilia nel 1937: Armando è il secondo bambino da destra.

Racconta Armando nel filmato i tragici momenti vissuti pochi giorni dopo lo Sbarco alleato sul litorale di Anzio e Nettuno, avente come finalità la liberazione di Roma. Davvero toccante assistere alla rievocazione di quegli episodi così lontani nel tempo, ma così impressi nel cuore, tanto da non riuscire a trattenere le lacrime.
È questa la crudeltà della guerra con il suo strascico di dolore e morte.


Armando Fiorini durante l'intervista nel 2011
Aveva solo 12 anni  Armando quando assistette  alla morte della sorella Giuseppina ed al ferimento mortale del cognato e della piccola nipotina di due anni.  I tedeschi avevano rinchiuso lui e la sua famiglia nella  stalla di un casale che li ospitava insieme a numerosi sfollati. sulla strada per Cisterna.
Giuseppina Fiorini
“I tedeschi ci rinchiusero con un catenaccio. Gli americani avanzavano. Verso le 10 iniziammo a sentire forti cannonate che colpivano intorno alla casa. I tedeschi rispondevano. Si sentivano a catena scariche di mitra alternate a colpi di fucile. Arrivarono poi verso le 14 due cannonate che colpirono divaricandolo un muro della stalla. Tra il polverone e le urla provammo ad uscire, ma i tedeschi ci rivolsero contro una scarica di mitra. Poco dopo arrivarono altre cannonate che abbatterono il tetto. Immaginate il rumore assordante, il fumo, le grida di paura... Ci chiamavamo, ci prendevamo per mano... Il marito di mia sorella era ferito gravemente, ed anche la sua bambina di 18 mesi. Mio padre si accorse di Giuseppina, non rispondeva, ma poteva essere solo svenuta. La tirò a sé mentre un rigolo di sangue le scendeva dal naso: quello era il segnale che Giuseppina era stata ferita mortalmente. Era il 2 febbraio 1944”.

Furono obbligati poi a fuggire abbandonando il corpo esanime della povera ragazza, senza averne più notizie.