13 ottobre 2013

LA TRAGICA CAMPAGNA DI RUSSIA: LA TESTIMONIANZA DEL REDUCE ARMANDO GIORGI DI APRILIA

IL FORTUITO INCONTRO TRA DUE APRILIANI NELLA STEPPA RUSSA : SCENE DAL FRONTE 


di Elisa Bonacini

Il 22 giugno 1941 iniziò l' “operazione Barbarossa”, l’attacco della Germania di Hitler contro la Russia. 
Mussolini volle  affiancare l' alleato ed inviò nel luglio 1941 il CSIR - Corpo di Spedizione Italiano in Russia, circa 60.000 uomini, al comando del generale Giovanni Messe.
Il CSIR in Russia dimostrò immediatamente la sua inadeguatezza per qualità e quantità di armamenti e insufficienti mezzi di trasporto. Nei primi mesi tuttavia le vittorie si susseguirono con relativa facilità, ma già dall'autunno  del 1941 iniziò l' inesorabile declino dei due eserciti invasori, incalzati dai continui attacchi ed  impreparati al terribile rigidissimo inverno.
I resti di soldati italiani caduti in Russia tornano in Italia  negli anni '90
Nel luglio del 1942 arrivarono altre unità italiane, l'8a Armata Italiana o ARMIR, al comando del generale Italo Gariboldi , tra cui il valoroso Corpo d'Armata Alpino. Con il CSIR costituirono una forza di circa 220.000 uomini. Nel Dicembre 1942 avvenne il primo sfondamento delle linee italiane schierate nell'ansa settentrionale del fiume Don, attraverso una grande offensiva dei Russi (operazione "Piccolo Saturno"). Dal 17 dicembre le divisioni italiane, furono costrette alla ritirata. I soldati dovettero percorrere a piedi centinaia di chilometri, stremati dalla fame e dal freddo e sottoposti non solo agli attacchi delle colonne corazzate nemiche, ma anche dei partigiani russi .

La battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943, nella quale gli alpini della Tridentina e della Julia riuscirono eroicamente ad aprirsi un varco nell'accerchiamento nemico, è il simbolo della tragedia dei soldati italiani morti durante la sfortunata Campagna di Russia e viene commemorata ogni anno in tutta Italia.
Furono 114.000  i soldati italiani  che non fecero ritorno dal fronte russo. Tra questi circa 5.000 caddero prima del dicembre 1942 e secondo dati recenti degli archivi russi 25.000 morirono durante la ritirata per ferite e congelamento e circa 70.000 nelle estenuanti marce dei prigionieri verso i lager, i trasferimenti in treno e durante la prigionia stessa. 
Dal 1989 le autorità russe acconsentirono il rimpatrio di circa 4.000 salme.
Ai caduti della guerra di Russia è dedicato un tempio-Sacrario a Cargnacco, presso Udine, ove sono raccolti anche soldati ignoti.
Il presidente della sezione UNIRR (Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia) di Aprilia, Sergio Pecchia è figlio di un disperso in Russia : “I nostri soldati combatterono eroicamente in condizioni di estrema sofferenza, a temperature che arrivarono a più di 30 gradi sotto lo zero, con un abbigliamento insufficiente e razioni di cibo sempre più scarse. Con il venir meno degli ultimi reduci e delle loro testimonianze si rischia che questa pagina della storia finisca nel dimenticatoio. Bisogna impegnarci affinché nella memoria collettiva si mantenga vivo il ricordo della tragedia dei nostri soldati in Russia”.
In memoria dei caduti il gruppo di ricerca storica “Un ricordo per la pace” sta producendo un dvd sulla “Campagna di Russia 1941-1943”, nel quale  è raccolta la tesimonianza  di Armando Giorgi, reduce di Russia e residente ad Aprilia,.
Il reduce di Russia Armando Giorgi
Nato nel 1922 a Cingoli (Macerata) partì nel maggio 1942 e fece parte del 1° Reggimento Artiglieri .Combatté sul fiume Don: il suo lavoro era all' “osservatorio”, attraverso apparecchi radio, con l'utilizzo dell'alfabeto morse comunicava ai compagni la posizione del nemico ed il punto preciso in cui si doveva puntare il colpo. Nella video-intervista racconta i tragici momenti della ritirata nel dicembre 1942 e di come riuscì a salvarsi miracolosamente in diverse situazioni. “E' stata pura fortuna! Non so perché! Devo solo ringraziare Dio. Nei primi tempi di guerra i turni di guardia erano di soli 20 minuti ed avvenivano in coppia, poiché spesso uno dei due soldati iniziava a congelarsi e l'altro aveva l'obbligo di massaggiarlo per potere riattivare la circolazione ed evitare il peggio. Mi domando spesso come è stato possibile allora resistere al freddo nella ritirata, senza avere un riparo per giorni interi.”.
Altre interessanti testimonianze del fronte russo arrivano copiose dai figli di altri reduci purtroppo non più viventi.
 Il signor Elio Basso residente ad Aprilia, località Carano, figlio del Caporal maggiore Basso Bruno ha raccontato  di un incredibile incontro nella steppa russa tra suo padre ed un ragazzo di Campo di Carne. Bruno si senti chiamare da un soldato che era arrampicato su un traliccio dei fili del telegrafo: “Ehi tu !!! Non sei di Aprilia??” e gli rispose: “ E tu non sei di Campo di carne??!!!”.
Si abbracciarono fraternamente, increduli di quell' incontro a migliaia di chilometri dalla loro terra di origine. 
Particolare del DOVUNQUE 7 febbraio 1942
Sembra altrettanto inverosimile pensare che in Russia, venisse prodotto dai soldati un giornale: il “DOVUNQUE”. Stampato fino al dicembre 1942, venne rimpiazzato dalla “DOMENICA del FRONTE RUSSO”, poiché probabilmente i suoi redattori, facenti parte per lo più del 120° Reggimento Artiglieri, erano morti.
Ed è con grande emozione che riporto una sintesi di un pezzo scritto dal Caporal maggiore Pagani Osvaldo ( Rgt. Artiglieri a cavallo), che ci permette, quasi in diretta, di immergerci in quel contesto di guerra e di capire quali erano i sentimenti dei nostri soldati .
 Gli artiglieri sognano sotto la tormenta (7 febbraio 1942) (dall'archivio di Antonio Fistarol) :
“No, in questo paese di ..... , tanto battuto dai venti, dalle bufere, dalle artiglierie e aerei nemici, non fiorisce niente: ma niente di niente..Casupole sparse a manate qua e là e in molti punti vi sono cumuli di macerie. Ora le piccole casupole che ancora non sono diroccate, hanno per abitanti gli artiglieri a cavallo, nella parte superiore del paese ci sono i bersaglieri del nostro "Terzo”.
Ma io voglio parlare soltanto di quando gli artiglieri sognano. Quand'è sera, e uno si stende sul pagliericcio, o magari per terra, dentro le piccole casupole si sente il passo delle sentinelle che trita la neve ghiacciata, fuori ; quando uno si stende com'è lungo e guarda le icone dorate appese negli angoli.
Questi artiglieri son tutti veterani, da cinque mesi in “prima linea", coi cavalieri, e bersaglieri, e fanti, e camicie nere. Quand' è sera l'ultimo pensiero prima di dormire è per Quelli che mancano. C'è poca distanza -forse cento passi - al luogo dove sono. E a quest'ora il vento che si sente fischiare batte rabbioso sul Loro elmetti al pié delle croci.... ..
E' degli artiglieri che son qua, che vi voglio parlare; anzi, di quando questi artiglieri sognano, ma ...non mi riesce di penetrare nei loro sogni: troppo gelosamente li custodiscono..  Soltanto devo rettificare una cosa: non è vero che in questo paese tanto battuto dai venti, dalle bufere, dalle artiglierie e aerei nemici non fiorisce niente. Dentro queste poche piccolissime casupole fiorisce una magnifica pianta: la grande fede di questi carissimi, bellissimi ragazzi”.


Rielaborazione dell' articolo di Elisa Bonacini  pubblicato sul “Giornale del Lazio “ nel 2012

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