La testimonianza di chi visse in prima persona quei momenti: Aldo Boccabella
“Ricordare avvenimenti accaduti settanta anni orsono, potrebbe essere arduo e impreciso. Ma la memoria umana è una riserva indiscutibile; essa riesce volutamente a formare un centro di ricordi che il tempo non può cancellare” (Aldo Boccabella, 8 settembre 2013)
Una delle
più oceaniche riunioni di popolo a Piazza Venezia a Roma per
ascoltare la parola del duce si ebbe il giorno della dichiarazione di
guerra, il 10 giugno 1940.
Ogni
giovane, me compreso, venne inquadrato, dopo aver dovuto lasciare il posto di lavoro (io ero in forza presso la fabbrica d'armi Ernesto
Breda) per raggiungere piazza Venezia, obbligati a manifestare il
proprio assenso alla parola del Duce, che annunciava di avere
consegnato agli ambasciatori di Francia e Inghilterra la
dichiarazione di guerra.
La guerra
dichiarata dall'Italia alleata dei tedeschi contro due potenze
mondiali porta l'Italia a combattere su vari fronti, primo fra tutti
in Grecia in cui solo l'aiuto chiesto ai tedeschi la salverà da una
umiliante sconfitta, non così in Africa settentrionale.
Nel 1942
i soldati italiani vengono inviati sul fronte russo, a fianco
dell'alleato tedesco, dove si verifica la più umiliante sconfitta.
Un'intera armata ne soccombe, l' ARMIR.
Mentre
gli alleati dopo l'entrata in guerra dell'America nel 1943 sbarcano
in Italia, un'Italia stremata, non più in condizioni di sopportare a
lungo la guerra, tanto che l'8 settembre 1943 si vede costretta a
chiedere l'armistizio che venne firmato a Cassibile dal Generale
Castellano.
Mentre la
flotta italiana si consegna a Malta agli alleati, il Re Vittorio
Emanuele III con il suo seguito fugge a Brindisi, lasciando ogni
italiano alla mercé dei tedeschi che, per vendetta, imprigionano gli
italiani non collaborazionisti inviandoli nei campi di
concentramento, i lager nazisti.
8 settembre 1943
Ore 8 del mattino. Quale leva della Regia Marina mi trovavo dislocato a Patrasso, quando un insolito frastuono turbò il silenzio. Incuriosito mi portai verso la finestra e con grande stupore notai un carro armato tedesco affiancato da quattro militari con il cannone puntato verso il distaccamento, con il proposito di colpirlo, ordinando al corpo di guardia di arrendersi.
Lo stupore rese i componenti del distaccamento attoniti.
Ogni militare italiano venne fatto prigioniero dai tedeschi, ritenendo gli italiani traditori, non avendo rispettato il patto d'intesa stipulato dal governo fascista, dopo che il generale Castellano aveva firmato l'armistizio a Cassibile, su ordine del maresciallo Badoglio, succeduto a Mussolini dopo la caduta del fascismo.
Fu così che ogni militare fu fatto prigioniero da coloro con cui, nel bene o nel male aveva condiviso la realtà di una guerra, nonostante molti italiani non avessero mai accettato in cuor loro una simile alleanza.
Giorni di angoscia vennero a turbare la serenità del momento. Il trattamento inumano usato dai soldati tedeschi emerse come un fiume in piena, sostituendo la bontà umana con una tragica ed infausta visione. La deportazione divenne il più ignobile dei trattamenti.
Accatastati come sacchi di patate entro vagoni merci chiusi dall'esterno, senza mangiare e senza bere, costretti per i bisogni fisiologici a cimentarsi all'interno del vagone , ricavando un'apertura togliendo alcune tavole della pavimentazione.
Prima tappa Atene, dove ogni italiano poté ammirare dopo avere percorso diversi chilometri a piedi l'Acropoli, che forse mai in vita avrebbe potuto visionare.
Il viaggio si protrasse per altri due giorni fino a Belgrado, dove avvenne lo smistamento verso altre località sia dell'Austria che della Germania.
Iniziò così per ogni italiano la sofferenza morale e materiale per gli inumani trattamenti cui venimmo sottoposti in quei campi.
Lo stupore rese i componenti del distaccamento attoniti.
Aldo Boccabella |
Fu così che ogni militare fu fatto prigioniero da coloro con cui, nel bene o nel male aveva condiviso la realtà di una guerra, nonostante molti italiani non avessero mai accettato in cuor loro una simile alleanza.
Giorni di angoscia vennero a turbare la serenità del momento. Il trattamento inumano usato dai soldati tedeschi emerse come un fiume in piena, sostituendo la bontà umana con una tragica ed infausta visione. La deportazione divenne il più ignobile dei trattamenti.
Accatastati come sacchi di patate entro vagoni merci chiusi dall'esterno, senza mangiare e senza bere, costretti per i bisogni fisiologici a cimentarsi all'interno del vagone , ricavando un'apertura togliendo alcune tavole della pavimentazione.
Prima tappa Atene, dove ogni italiano poté ammirare dopo avere percorso diversi chilometri a piedi l'Acropoli, che forse mai in vita avrebbe potuto visionare.
Il viaggio si protrasse per altri due giorni fino a Belgrado, dove avvenne lo smistamento verso altre località sia dell'Austria che della Germania.
Iniziò così per ogni italiano la sofferenza morale e materiale per gli inumani trattamenti cui venimmo sottoposti in quei campi.
Aldo Boccabella |
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