4 agosto 2014

7 MARZO 1861-2014 : 153° UNITA' D' ITALIA . L'ORGOGLIO NAZIONALE MESSO A DURA PROVA DALLA GRAVE CRISI ECONOMICA

di Elisa Bonacini


Torino, 17 marzo 1861: sotto la corona sabauda nasce il Regno d'Italia (1861-1946), con capitale Torino . Vittorio Emanuele II diviene il primo Re d’Italia. Mancano tuttavia ancora il Veneto, il Trentino , Trieste e Roma che fino al 1870 rimase sotto la sovranità papale.
Il lungo processo che portò alla costituzione del Regno d'Italia era iniziato dopo il Congresso di Vienna (1815), ma determinanti furono la Seconda Guerra di Indipendenza e la spedizione dei Mille in Sicilia (maggio 1860) sotto il comando di Giuseppe Garibaldi con la sconfitta dei Borboni e l'annessione dei territori del Regno delle Due Sicilie.

La ricorrenza storica del 153° dell'unità d'Italia soprattutto in questo periodo di forte crisi economica e politica e di un generale decadimento di valori ed ideali, è una occasione importante per riflettere e per tentare un cambiamento nel nostro “modus vivendi”.
E' facile dare la colpa ai politici che hanno governato l'Italia finora, ma tutti noi (più giusto dire la maggior parte ) siamo un po' responsabili di questo disfacimento. Le conseguenze disastrose e drammatiche ci rattristano ogni giorno, anche attraverso la cronaca che quasi quotidianamente ci rende partecipi di atti disperati di chi pensa di non farcela più, senza la dignità di avere un lavoro, senza un reddito sicuro per la propria famiglia.
L'avidità, la ricerca di un tornaconto personale, di facili guadagni, di uno status di benessere da ostentare, baluardo di vanità e di pochezza d'animo, hanno ridotto a cenere i veri valori della nostra esistenza.
L'Italia siamo noi. Questa povera Italia siamo tutti noi . Questa Italia meravigliosa, ferita nel suo orgoglio, la cui “grande bellezza” non viene apprezzata e valorizzata. Un Paese meraviglioso dall'immenso patrimonio di arte, di storia, e di una generosa e variegata natura. Un patrimonio che tutti all'estero ci invidiano, ma di cui sembriamo non essere consapevoli.
E poi la nostra creatività, il nostro “made in Italy” raffinato ed ineguagliabile (quello che ne rimane...), le nostre eccellenti risorse umane. Quanto fa male vedere i nostri “cervelli migliori” costretti ad emigrare all'estero per “guadagnarsi la pagnotta”. 
Quanta rabbia e quanta amarezza! Stridono questi sentimenti in questa giornata di orgoglio nazionale e feriscono ancora più profondamente al pensiero di quanti sacrificarono con coraggio la propria vita per la nostra Patria Italia, per la nostra libertà, per gli ideali più sani e costruttivi della democrazia.
Si dice che una volta toccato il fondo, dovrebbe esserci una naturale risalita.
Forse tutto non è perduto, voglio sperare che sia in atto un cambiamento delle coscienze, nei politici certo, ma anche in ognuno di noi, perché per cambiare davvero occorre l'impegno di tutti, con un piccolo, ma fondamentale contributo di onestà e di generosità.

(Articolo pubblicato sul Giornale del Lazio)

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