NELL'OSPEDALE MILITARE DI AGRINION CURÒ I MILITARI CON VERA DEDIZIONE DOPO L'8 SETTEMBRE 1943
la copertina del diario di guerra e prigionia di Ernesto Bonacini |
"Agrinion (Grecia) 10/9/1943
A due giorni di distanza dalla nostra capitolazione siamo completamente sbandati, non abbiamo alcuno che ci comandi. I tedeschi hanno preso il sopravvento, il 56º artiglieri viene disarmato, un fonogramma, giuntoci ieri notte, firmato da... (ndr: nominativo illeggibile) dà l'ordine di consegnare le armi pesanti ai tedeschi, questi non perdono tempo approfittando della mancanza da parte nostra di severi comandi.
Nel pomeriggio un nuovo fonogramma ordina di consegnare anche le armi leggere, solo agli ufficiali è concessa la pistola. E il disarmo più o meno evidente totale.
Nel frattempo gli speculatori iniziano la loro opera, tutto quanto si trova nei magazzini viene venduto, quel poco che non è stato smerciato viene requisito dai tedeschi.
Molti dei nostri ricoverati, inviati d'urgenza all'ospedale non hanno che calzoni e giacca. Solo pochi tramite amicizie ottengono quando gli manca dal ripostiglio, con la scusa che quanto è in magazzino è stato controllato dai tedeschi, non lasciano nulla.
Nei reparti ci sono soldati che necessitano di cure, c'è gente che sta morendo, ma un dottore che un dottore non si vede. I medicinali sono venduti. C'è bisogno di dracme per poter ricompensare questa o quella prostituta. Tutto quanto esiste di migliore viene concentrato nell'alloggio medici.
C'è un ammalato, affetto da enterocolite acuta che ha bisogno di latte, egli non vive che con questo.
Egli mi chiede con insistenza qualche scatoletta di latte condensato. Invano mi reco alla farmacia divisionale che trovasi in questo stesso ospedale: "controllato dai tedeschi" mi viene detto ovunque, mentre le casse sono sotterrate, sono nascoste un po' ovunque. Per molti si è aperta la via dell'oro.
La sola preoccupazione è quella di farsi dracme, di avere sterline. L'amministratore si precipita al comando del corpo d'armata per ritirare 8 milioni di dracme che avrebbero dovuto essere distribuiti in parte ai soldati, in parte per acquistare dal commercio alimenti per i malati ancora degenti all'ospedale.
Mentre c'è gente agonizzante, si banchetta con l'introito dei medicinali venduti e quanto esiste in Agrinion di prelibato è sui tavoli dei reparti. È una cosa straziante. Con tutto l'orgoglio, con l'ideale che possedevo di attaccamento alla mia terra, questa sera mi vergogno di essere italiano.
Siamo fino alla gola interrati nel fango. Si voleva parlare di fratellanza quando non soffriamo minimamente cos'è il cameratismo. Questa è la fine che ci siamo meritati. Derisi ovunque, in qualsiasi strada per tutto il mondo. Io non sono in grado di giudicare se questa disfatta sia dovuta a questo o a quel fattore certo però che da qualsiasi parte sia derivata un altro comportamento, un'altra disciplina individuale a suo tempo insegnata avrebbero alleviato le conseguenze.
Un solo medico merita di essere citato, il dottor Fontanili di Reggiolo al quale la mia riconoscenza rimarrà indelebile. Egli mentre i suoi colleghi gironzolavano per le strade di Agrinion cercando qualche avventuretta galante, si prodigava con qualsiasi mezzo al fine che ai suoi ammalati nulla venisse a mancare.
Molto mi piace seguirlo nella sue visite, egli ha per tutti una parola di conforto e medicando le lacere carni ha un non so che di materno che meraviglia. Se tutti i medici italiani si fossero comportati come lui, molti dei nostri soldati avrebbero forse riabbracciato i propri cari."
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