16 maggio 2018

2 FEBBRAIO 1944 : L'AGGHIACCIANTE TESTIMONIANZA DI ARMANDO FIORINI "COSÌ VIDI MORIRE MIA SORELLA GIUSEPPINA"


 

Una testimonianza agghiacciante quella  rilasciata nel 2011 da Armando Fiorini,  Presidente Associazione Pensionati Coldiretti Lazio, all'Associazione "Un ricordo per la pace".

La famiglia Fiorini era arrivata  ad Aprilia dalla provincia di Ferrara nel 1937, perché l'O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti) aveva concesso loro il podere n°2498 in località Crocetta di Carano.

Una famiglia molto numerosa (ben 10 figli) e quindi il capofamiglia aveva accettato con entusiasmo quella opportunità di lavoro che avrebbe permesso un certo benessere in quei periodi di miseria.


Racconta Armando nel filmato che registrai i tragici momenti vissuti pochi giorni dopo lo Sbarco alleato sul litorale di Anzio e Nettuno, avente come finalità la liberazione di Roma.
Davvero toccante assistere alla rievocazione di quegli episodi così lontani nel tempo, ma così impressi nel cuore, tanto da non riuscire a trattenere le lacrime.


Aveva solo 12 anni  Armando quando assistette  alla morte della sorella Giuseppina ed al ferimento mortale del cognato e della piccola nipotina di due anni.  I tedeschi avevano rinchiuso lui e la sua famiglia nella  stalla di un casale che li ospitava insieme a numerosi sfollati. sulla strada per Cisterna.

“I tedeschi ci rinchiusero con un catenaccio. Gli americani avanzavano. Verso le 10 iniziammo a sentire forti cannonate che colpivano intorno alla casa. I tedeschi rispondevano. Si sentivano a catena scariche di mitra alternate a colpi di fucile. Arrivarono poi verso le 14 due cannonate che colpirono divaricandolo un muro della stalla. Tra il polverone e le urla provammo ad uscire, ma i tedeschi ci rivolsero contro una scarica di mitra. Poco dopo arrivarono altre cannonate che abbatterono il tetto. Immaginate il rumore assordante, il fumo, le grida di paura... Ci chiamavamo, ci prendevamo per mano... Il marito di mia sorella era ferito gravemente, ed anche la sua bambina di 18 mesi. Mio padre si accorse di Giuseppina, non rispondeva, ma poteva essere solo svenuta. La tirò a sé mentre un rigolo di sangue le scendeva dal naso: quello era il segnale che Giuseppina era stata ferita mortalmente. Era il 2 febbraio 1944”.

Furono obbligati poi a fuggire abbandonando il corpo esanime della povera ragazza, senza averne più notizie.

È questa la crudeltà della guerra con il suo strascico di dolore e morte.

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