Il blog dell'Associazione “un ricordo per la pace”. Un blog esclusivo ricco di curiosità storiche e di sentimenti. La storia attraverso le testimonianze dei protagonisti. Per non dimenticare.
25 settembre 2018
MEMORIA AGLI IMI: LA MEDAGLIA D'ONORE a chi spetta e come richiedere l'Onorificenza
Il mio articolo pubblicato sul Giornale del Lazio
Nel successo del progetto "Memoria agli IMI" un grande contributo è quello della stampa locale. Un successo le 14 medaglie d'Onore conferite a cittadini di Aprilia.
Un ringraziamento particolare a Bruno Iorillo, direttore ed editore del Giornale del Lazio per lo spazio che dal 2012 riserva all'argomento. Grazie!
di Elisa Bonacini
el.bonacini@gmil.com
unricordoperlapace.blogspot.it
“MEMORIA AGLI I.M.I” è il progetto dell'associazione “Un ricordo per la pace” dedicato ai militari italiani internati nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Dal 2011 l’associazione è attiva anche nella divulgazione della possibilità di ottenere la Medaglia d'Onore IMI, onorificenza conferita dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili che dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 rifiutarono di aderire alle formazioni naziste e pertanto vennero catturati ed internati nei lager, destinati a lavoro coatto per l'economia di guerra della Germania. È possibile richiedere l’onorificenza anche in qualità di erede.
La triste storia degli I.M.I. per molto tempo volutamente oscurata è stata rivalutata negli ultimi decenni quale una delle prime forme di “resistenza” al nazismo.
Con l’armistizio firmato a Cassibile il 3 settembre 1943 dal Generale Castellano (a nome dal Generale Badoglio) e da Walter Bedell Smith (a nome del Generale Eisenhower) ed annunciato nella serata dell'8 settembre da Badoglio via radio l'Italia mise fine all’alleanza con la Germania. I nostri militari, allo sbando, si trovarono nella situazione drammatica di scegliere da che parte stare. “Sull'arma si cade ma non si cede”: come non ricordare i martiri della Divisione Fanteria Acqui a Cefalonia, isola greca davanti a Patrasso. Onore a loro!
E si stimano circa 616.000 i soldati italiani che rifiutando di continuare la collaborazione con i tedeschi furono catturati e deportati nei campi di concentramento nazisti. Il loro status non fu quello di prigionieri di guerra, bensì di “internati militari”, abile stratagemma di Hitler per sottrarli alla tutela della Croce Rossa Internazionale.
Eroi inconsapevoli, i nostri soldati affrontarono con spirito di sacrificio e grande dignità il periodo della “prigionia”. Considerati “traditori” furono obbligati a svolgere lavori particolarmente pesanti e pericolosi, esposti al rischio dei frequenti bombardamenti.
A costo della propria vita gli Internati Militari Italiani anche dopo la cattura mantennero fede al giuramento fatto alla Patria, allora Regno d'Italia. Solo una piccolissima percentuale, spinta dagli stenti e dalle continue vessazioni, optò a favore dei tedeschi. Più di 50.000 ne morirono in quei campi, per lo più di fame e malattie tra cui la tubercolosi contratte a causa delle gravi carenze nutrizionali ed igieniche. Migliaia morirono al rientro in Italia.
Orgogliosamente Aprilia si piazza ai primi posti nel panorama pontino per avere ricevuto ad oggi 14 Medaglie d'Onore, l’ultima consegnata il 27 gennaio alla memoria di Tersilio Carnevali. Un ringraziamento è doveroso al sostegno della stampa locale, in particolare a Bruno Iorillo Direttore ed Editore del nostro Giornale del Lazio per lo spazio che riserva alla divulgazione dell’argomento.
Per richiedere la Medaglia d'Onore è necessario compilare e spedire, tramite raccomandata all'indirizzo indicato, una modulistica scaricabile dal sito internet del Governo Italiano - Medaglia d'Onore I.M.I. allegando le documentazioni di cui si è in possesso: foglio matricolare del militare, lettere dal lager etc, che testimonino l'internamento nei campi di concentramento nazisti dopo l'8 settembre 1943 e naturalmente la condizione di non optanti.
Invito quindi gli interessati a mobilitarsi in una piccola ricerca nella storia familiare considerando che se risponderanno con sollecitudine a questo appello potrebbero rientrare nella prossima cerimonia di consegna prevista come ogni anno il 27 gennaio Giornata della Memoria.
Nell’ambito del progetto “MEMORIA AGLI I.M.I” sono stati realizzati alcuni filmati-testimonianza di reduci pontini e degli ultimi IMI di Aprilia. Su richiesta i filmati sono a disposizione gratuitamente per le scuole del territorio.
Per informazioni rivolgersi all'Associazione “Un ricordo per la pace” : cell.3280751587 e-mail el.bonacini@gmail.com
SCENE DAL LAGER: IL “NO!” NEL RESERVE LAZARETT DI ZEITHAIN
Come noto, mio padre Ernesto Bonacini ha lasciato alla morte una documentazione “riservatissima” sul suo vissuto di guerra e prigionia in un campo di concentramento in Germania: lettere, foto e anche un diario scritto in diretta quei giorni drammatici.
Anche quest'anno nella ricorrenza dell'8 settembre voglio condividere una parte di quegli scritti, in questo caso sono poche righe tratte da una lettera scritta nel dopoguerra alla neonata associazione degli ex internati italiani ANEI. La prova della fedeltà dei nostri soldati all’Italia trova qui espressione attraverso un soldato anonimo che con grande dignità e coraggio non volle tradire il giuramento patrio, neppure con la certezza che la sua decisione avrebbe provocato presto la sua morte. La scena si svolge nel febbraio 1944 nel Reserve Lazzarett di Zeithain, il lazzaretto “campo ospedaliero” per soldati gravemente malati, campo distaccato dello Stalag IV B di Zeithain (circa 30 km da Dresda) dove mio padre malarico trascorse circa un anno prima di essere assegnato a lavori fuori dal campo. A Zeithain, voglio ricordare, venne internato anche il cittadino apriliano Domenico Fusco, scomparso nel 2016.
Reserve Lazzarett Zeithain, febbraio 1944 : “... Passai per una baracca di malati gravi di tisi (ndr :tubercolosi), uomini che avevano i giorni contati. Mi avvicinai ad un compagno intento ad osservare una fotografia. Era, come mi disse, della mia classe: 1923.
Con occhi che non avevano più luce guardando una piccola foto rispondeva a quanto io domandavo. Pure immaginando la risposta volli chiedere chi fosse quella donna (per esperienza sapevo il valore di una parola di un amico in quelle circostanze).
“ Mia madre è !“ mi rispose. In un attimo davanti a me vidi una donna sulla soglia di una casa nella disperata attesa di chi non può ritornare.
“Opta!” gli dissi, con la speranza di poter ridare un figlio ad una madre. Abbassai lo sguardo per non incontrare il suo.
“No!” mi rispose con una voce che non era quella di uno che stava per morire. Dopo 11 giorni quel ragazzo venne portato alla pineta. E non fu il solo.”
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