27 novembre 2018

Giuseppe Perasso Internato Militare nello Stammlager XXII F: la Medaglia D'Onore per aver detto NO al nazismo

di Elisa Bonacini

E nelle giornate di lavoro che sembrano più inutili arriva questo materiale. Il giorno precedente la telefonata da Lucca del nipote Lorenzo Alberigi. Ha fatto richiesta della Medaglia d'Onore in memoria del nonno materno Giuseppe Perasso e vorrebbe avere informazioni sulle date di consegna. L’onorificenza viene consegnata presso le Prefetture italiane due volte l’anno, durante le cerimonie del 27 gennaio e del 2 giugno Festa della Repubblica; è conferita dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili che dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943 rifiutarono di aderire alle formazioni naziste e pertanto vennero catturati dai tedeschi e internati nei lager, destinati a lavoro coatto per l'economia di guerra della Germania.
Visto l’esiguo numero di ex IMI viventi  l’onorificenza può essere richiesta anche dagli eredi.

Come si evince dal foglio Matricolare, il Caporal Maggiore Giuseppe Perasso, classe 1912, al 24 dicembre 1940 si trovava già sul fronte greco, incorporato nel 231° Reggimento Divisione Brennero.
Catturato dalle truppe tedesche l'8 settembre 1943 sopravvisse alla prigionia nello Stammlager XXII F nei pressi di Forbach (nella Mosella annessa al Terzo Reich, ora in Francia), quindi vicino a Sarrebourg. Il campo fu attivo dal 15 novembre 1940 al 9 dicembre 1944; venne poi trasferito a Freinsheim, in Germania, dove rimase in funzione fino al 1945. (su Stammlager XXII F da Wikipedia)
Tornò in Italia nell'estate del 1945, presentandosi al Distretto Militare di Massa  il 29 agosto 1945.
Bello che il nipote, un giovane, si interessi della storia famigliare, i cui resti di vita restano spesso al buio nei cassetti di qualche scrivania. Scoprire, quasi tangibile in quei documenti conservati gelosamente, il passato doloroso di Giuseppe nella guerra e poi nella  prigionia nel  campo di concentramento, pagando sulla pelle il NO al nazismo dopo l'8 settembre 1943, l'armistizio che lasciò allo sbando i nostri soldati sui vari fronti.
Orgoglioso Lorenzo del nonno, dei rari racconti  sulle sue ginocchia che parevano allora tratti da libri d'avventura ed invece assolutamente reali, ricordi indelebili al trascorrere del tempo.
Commovente la cartolina di Giuseppe (Pino) alla moglie, lui prigioniero in Germania. Chiede scusandosene "qualcosa da mettere sotto i denti, immaginerai il perchè", qualche indumento personale, i fazzoletti nuovi, lamette da barba... non sa che il bambino più piccolo non c'è più, a causa di una polmonite.
Si intuisce tra quelle righe l'ansia, la preoccupazione di un uomo per la famiglia lasciata allo sbando, senza la sua protezione.
Grazie Lorenzo per aver voluto condividere con noi questi ricordi. 
Ricordare è rendere onore e giusta memoria a chi tanto soffrì per una guerra non voluta dal popolo, ma cui nessuno potè sottrarsi, se non a gravi conseguenze. 

Maledetta sia la guerra in ogni tempo!

a seguire la lettera di Lorenzo Alberigi al Comitato riconoscimenti ex IMI con la richiesta della Medaglia.

Bagni di Lucca, 10 novembre 2018

Alla cortese attenzione del comitato per la concessione di una medaglia d’onore ai cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti

Salve,

il mio nome è ALBERIGI LORENZO, nipote dell’ormai defunto PERASSO GIUSEPPE.

Assieme alla documentazione da Voi richiesta ho voluto scrivere questa mia lettera che vuole soltanto essere un piccolo omaggio a mio nonno, una persona che avrei voluto poter conoscere meglio e che per quello che posso vorrei raccontarVi.

Mio nonno, Giuseppe Perasso, classe 1912, era una persona a cui ero molto affezionato. Lo ricordo molto calmo, molto preciso (ancora oggi ricordo con un sorriso quando brontolava mio padre, suo genero, per la sua sprecisione nel riporre gli attrezzi in cantina dopo aver fatto un lavoro!). Aveva una grande passione nel costruire in legno repliche in scala di velieri storici (Amerigo Vespucci, H.M.S. Victory e molte altre), tanto da riuscire a trasmetterla a mio padre e lui a me. Era una persona molto semplice e come ogni “vecchietto” amava andare al parco della sua città e ritrovarsi con i suoi coetanei per dibattere sulle notizie dei quotidiani, sui lavori in corso nella città e su chissà quali altri argomenti!

Abitavamo distanti quindi non ci siamo mai visti granchè. Forse proprio per quello ero molto affezionato a lui e ogni volta che andavamo a La Spezia a trovarli o venivano loro da noi, ero uno dei bimbi più felici del mio paese! Ho pochissimi ricordi di lui, molti dei quali raccontati dai miei genitori, sorelle, zii e dalle tante foto che, grazie a Dio, all’epoca andavano tanto di moda! Due ricordi però li ho ben stampati in testa e credo che non li dimenticherò mai.

Il primo è di quando mi veniva a trovare al mio paese e andavamo in un piccolo parco giochi vicino casa e insieme raccoglievamo pinoli, l’altro ricordo invece è di un giorno, a casa sua, quando mi raccontò del suo viaggio in Africa. Immaginate un bambino, sulle ginocchia del nonno, mentre questi gli racconta di incontri con scimmie, animali enormi, leoni, di aver conosciuto molte persone, amici e compagni di viaggio. Per me era come se mi raccontasse la storia di un avventuriero. Ero incantato.

Solo anni dopo, ormai grande, capii che i suoi racconti non si riferivano a viaggi di piacere fatti con amici, ma bensì ad una parte della sua vita molto triste che lui teneva per se. A quel punto avrei avuto 10… 100… 1000 domande da fargli ma ormai era troppo tardi. Provai a chiedere sia a mia mamma che a mio zio anche loro essendo nati nel dopoguerra ne sapevano poco più di me. In casa non ne aveva mai voluto parlare con nessuno. Magari nonna ne sapeva di più ma nessuno si sarebbe mai azzardato a chiederle cose del genere.

Anni dopo purtroppo mori anche mia nonna. Fra le sue cose trovammo una vecchia scatola di latta. Aprendola trovammo i documenti militari del nonno, lettere spedite a mia nonna dalla prigionia, foto di lui con i commilitoni, medaglie delle campagne e anche una croce al merito di guerra concessagli dall’esercito nel 1960, per il periodo di prigionia in Germania durante la guerra, da lui ben spillata al suo attestato.

Leggendo le lettere rimasi incredulo quando mia mamma si accorse di un particolare;

in una lettera, datata 15/01/1944 lui scrive a mia nonna “mandami anche una tua foto e quella del bimbo” . Il particolare di cui si accorse mia madre era che il bimbo (che di nome faceva Gianfranco) di cui mio nonno chiedeva la foto, in realtà era già morto prima di quella data per una polmonite. Lui lo saprà solo al suo rientro a casa dalla prigionia oltre un anno e mezzo dopo.

Alla luce di questo, appena sono venuto a conoscenza di questa Vostra iniziativa, mi sono subito messo in moto per reperire le informazioni che mi servivano da mia mamma e da mio zio (gelosi custodi di foto e documenti!). Tramite le informazioni contenute in quei documenti sono riuscito a riempire i moduli per la richiesta della medaglia scaricati dal Vostro sito, assieme ai quali Vi allego anche copia delle lettere inviate dalla prigionia cosicché anche voi possiate prenderne visione, e anche copia della documentazione da cui ho tratto tutte le informazioni da Voi richieste.

A nome di tutta la mia famiglia Vi ringrazio del lavoro che state facendo nella speranza che serva alle future generazioni a non dimenticare tutte quelle persone che con il loro coraggio hanno combattuto per quello in cui credevano.

Speriamo di avere presto Vostre notizie.

Distinti saluti

Alberigi Lorenzo

Famiglia Perasso

Famiglia Alberigi









Nessun commento:

Posta un commento