7 novembre 2018

“LA CANZONE DI DACHAU” - Jura Soyfer

di Elisa Bonacini



Scritta nel 1938 durante la prigionia a Dachau e musicata da Herbert Zipper, compagno di prigionia.

Quando cominciai ad interessarmi di deportazione nei campi nazisti me ne innamorai. 

La inclusi nel mio video-testimonianza di Ennio Borgia, deportato a 16 anni a Dachau.
Sarà anche nel libro a lui dedicato, che sto ultimando.

Un inno ai compagni di prigionia a non lasciarsi sopraffare e abbrutire dal lavoro bestiale per riconquistare la dignità di uomini, lesa dalla barbarie nazista. 

Resistere oltre la disperazione con orgoglio fino all'ultimo appello, quando le porte del lager si apriranno alla libertà, qualunque essa sia. 


Per non dimenticare.


Filo spinato carico di morte
è teso intorno al nostro mondo.
Sopra, un cielo senza pietà
manda gelo e raggi roventi.

Lontani da noi son tutti gli amici,
lontana è casa, lontane le donne
quando muti marciamo al lavoro,
a migliaia sul far del giorno.

Ma abbiamo imparato la parola d’ordine di Dachau
e l’abbiamo rispettata rigorosamente.
Sii un uomo, compagno,
rimani un uomo, compagno.
Fa’ tutto il lavoro, sgobba, compagno,

poiché il lavoro, il lavoro rende liberi.

Con addosso la canna dei fucili
noi viviamo notte e giorno.
La vita qui è per noi una lezione
più dura di quel che mai pensavamo.
Nessuno più conta giorni e settimane,
molti più nemmeno gli anni.
E poi tanti sono distrutti
e hanno perso il loro aspetto.

Ma abbiamo imparato la parola d’ordine di Dachau
e l’abbiamo rispettata rigorosamente.
Sii un uomo, compagno,
rimani un uomo, compagno.
Fa’ tutto il lavoro, sgobba, compagno,
poiché il lavoro, il lavoro rende liberi.

Porta via la pietra, tira la carriola,
nessun carico ti sia troppo pesante.
Quel che eri in giorni lontani
oggi non lo sei più da tempo.
Pianta la vanga nel terreno.
seppelliscici dentro la pena,
diverrai nel tuo sudore
anche tu pietra ed acciaio.

Ma abbiamo imparato la parola d’ordine di Dachau
e l’abbiamo rispettata rigorosamente.
Sii un uomo, compagno,
rimani un uomo, compagno.
Fa’ tutto il lavoro, sgobba, compagno,

poiché il lavoro, il lavoro rende liberi.

Una sola volta chiamerà la sirena
all’ultimo appello di conta.

Fuori dunque, dove siamo,
compagno, tu sei presente.
La libertà ci sorriderà serena,.....

si va avanti con nuovo coraggio.
E il lavoro che facciamo,
questo lavoro, diventa buono.



(Foto da internet)

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