Mio padre Ernesto. il suo diario conservato per tutta una vita nel suo comodino, avvolto in fogli di un vecchio giornale."Lo brucerò un giorno o l'altro" mi aveva detto, pudico nel mostrare a noi figli i suoi sentimenti. Lo cercai nei giorni successivi la sua scomparsa, il 16 dicembre 1999. Era ancora lì, per fortuna.
Lui, mio padre, a venti anni. Le riflessioni sull’inutilità della guerra, lui che intravedeva umanità persino nei soldati nemici, colpevoli solo di essersi trovati dall’altra parte. Mio padre che non riusciva a provare odio verso i suoi carnefici nel lager nè per i compagni che l'avevano tradito, in quel contesto. Mio padre che si è sempre considerato poco, molto meno del fratello Dante morto a 21 anni in Russia.
Per me sei grande, papà mio.
Dal diario un Natale "diverso", il primo in prigionia: Natale 1943.
"Zeithain 25/12/43
il cielo è grigio: il nevischio si abbatte al suolo per proseguire più oltre raggruppato in una nuvoletta tutta bianca. Il vento a ciuffi, ostacolato nella sua folle corsa dal fitto intralcio di reticolati emette uno strano ululato quasi accompagnasse il tormento della nostra anima. Ogni cosa che ci circonda ha assunto oggi per noi un non so che di intimo, di familiare, di accogliente: è Natale!
Non esistono rancori oggi nè vendette, i nostri festeggiano anche loro questa grande festa, tutte le sofferenze sono dimenticate e il perdono a coloro che ci hanno fatto tanto male esce spontaneo dal nostro cuore.
Una nostalgia senza pari tutti ugualmente colpisce e intorno a noi non ci non sono che le persone più care, che ci invitano ad essere forti e ed a superare con religiosa rassegnazione tutti i disagi che ancora avremo da superare. Tanto lontani dalle nostre case ma così a loro vicino il nostro cuore."
Nessun commento:
Posta un commento