Il ricordo del figlio Flavio
Nato da una famiglia poco abbiente nella periferia genovese, mio padre Luigi Adolfo Merello
poco più che ventenne venne chiamato a partecipare alla Campagna d' Africa negli anni '35-'37 in
Somalia ed Etiopia come autiere, trasportando al fronte munizioni e bombe necessarie all'esercito
italiano, fu un periodo difficile, mise a repentaglio la sua vita e lasciò la sua famiglia
bisognosa della sua sussistenza.
L'esercito italiano era mal fornito e poco addestrato, fu molto difficile portare a termine
quest'impresa volta a mettere fine a questo periodo colonialista.
Conclusa questa esperienza tornò a casa e ricominciò da zero, lavorando per sostentare come
camionista con ottime esperienze meccaniche,capacità che poi inaspettatamente potettero
salvargli la vita in Germania.
Scoppiò la seconda guerra mondiale e venne richiamato in Albania dove combatterono e
raggiunsero poi il fronte greco-albanese dove ebbero assoluto bisogno dell'intervento delle
truppe tedesche per avanzare nell'intento dell'esercito italiano sotto comando fascista,una volta
giunti in Grecia fecero base a Lania laddove mio padre continuava a prestare servizio come
camionista rifornendo l'esercito e guidando il camion munito di faro antiaereo, che essendo uno
dei primi bersagli durante i combattimenti, fingeva avesse dei malfunzionamenti per potersi
salvare la vita.
Arrivò l'8 settembre 1943,data in cui Badoglio firmò l'armistizio e gli italiani senza nemmeno
saperlo si trovarono in preda agli ex alleati che ormai erano divenuti nemici,gli venne comunicato
che la guerra era finita e che potevano tornare a casa,sembrava un momento di festa,la fine di
tutto ed invece,era solo l'inizio.
L'esercito tedesco sequestrò le armi agli italiani e li scortarono verso tradotte ferroviarie
dicendo loro che li avrebbero riportati a casa, ma una volta fatti salire sui vagoni,li chiusero
ermeticamente e li portarono prigionieri in Germania.
Mio padre fu destinato a una cittadina sulla Rhur chiamata Iserlhon, precisamente a stadt in un
quartiere industriale della città,la sua esperienza da meccanico e autista gli permise di essere
destinato a lavorare in un'officina a tornio e fresa dove lavorava pezzi probabilmente destinati ad
uso militare.
Venivano alzati all'alba ogni mattina e scortati nell'officina dove lavoravano fino a sera,dormivano
in baracche fatiscenti e mangiavano il poco necessario a sopravvivere, sisostentò per
quasi due anni alimentandosi con brodo di rapa e poco più,infatti le condizioni di vita erano
disumane; un giorno lavorando nell'officina bruciò per errore la punta di vidiam,credeva gli fosse
costato la vita poiché bastava spesso questo a far perdere la pazienza ai soldati nazisti,ma
questa volta furono clementi e lo lasciarono in vita.
Negli anni a venire la Germania subiva dei bombardamenti anglo- americani,le baracche dove
vivevano spesso venivano bruciate e si poteva morire in qualsiasi momento,mi raccontò che
il cielo si ricopriva sempre più spesso di bombardieri in tal numero da non vedere più il cielo
e lui era lì sotto,questi bombardamenti a volte bruciavano mucchi di patate messi insieme
dai contadini del posto vicino al campo di lavoro,fino al punto di cottura. L'esercito tedesco
raccomandava i prigionieri e impiantava dei cartelli con su scritto che chi provava a rubare le
patate, sarebbe stato fucilato, ma la fame era tanta da non veder più ragione,l'importanza della
propria vita ormai offuscata dalle condizioni pietose e mio papà e altri prigionieri andarono più
volte a rubare queste patate per sfamarsi, rischiando la vita.
I mesi passarono e si giunse all'anno 1945. Gli alleati si avvicinavano e nel mese di marzo di
chiese di essere visitato dal medico che per le sue condizioni di salute, ormai
cosciente della situazione di disfatta tedesca gli aprì le porte sul retro e lo lasciò libero.
Mio padre si ritrovò quindi in un paese martoriato dalla guerra e non avendo nessun tipo di
riferimento chiedeva indicazioni come poteva per tornare a casa, alcuni ancora pieni d'odio per
gli italiani o per la sconfitta, lo direzionarono dalla parte sbagliata, mettendo nuovamente a
Nonostante tutto in un mese circa a piedi e con mezzi di fortuna riuscì a rimpatriare, tornò a
casa che pesava circa 35 kg e aveva ormai piu di trent'anni. Incontrò sua madre sulla strada per
casa, ma non lo riconobbe. Arrivato finalmente a casa tutti lo accolsero,ma accecato dalla
fame, mangiò più di un kg di pane dalla foga rischiando di soffocare. Ristabilite le sue condizioni,
tornò alla sua vita e al suo lavoro da camionista meccanico dando la possibilità alla sua famiglia
di sopravvivere essendo nella povertà più totale, ebbe due figli e potè raccontargli cosa davvero
è la guerra.
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