1 settembre 2013

ALICE SITTARO BASSO: La storia della bambina presente alla posa della prima pietra ad Aprilia

di Elisa Bonacini


Dopo 75 anni dalla fondazione di Aprilia, possiamo ancora ascoltare le testimonianze dirette di chi ha vissuto quel momento storico. Tra queste è preziosa quella della signora Alice Sittaro in Basso, ancora residente ad Aprilia in via Carano. 
Alice Sittaro con la sorellina ed amici Basso e Saurini
Alice Sittaro, classe 1925, arrivò con la sua famiglia, un nucleo di 7 persone, da Fagagna (Udine) nel lontano 1933, periodo fascista in cui venivano assegnati dall'O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti) i poderi della pianura Pontina, dopo l'opera di bonifica. 
La signora Alice racconta con grande emozione il giorno della cerimonia di fondazione : “Ricordo perfettamente quei momenti, sono ancora vivi nella mia mente, anche se ero una bambina di soli 11 anni. Allora eravamo in un podere a borgo Montello. Vennero a prendere tutti i bambini della scuola del nostro borgo e quelli di borgo Bainsizza. Ci portarono a quella che poi divenne Aprilia con le “Pavesi” -trattori con rimorchio- ; chiaramente non c'era ancora niente, solo un grande prato. C'erano tantissime persone, e pure tutte le autorità. A noi bambini sembrava una grande festa. Io ero molto emozionata, mi sentivo grande vestita da “piccola italiana”. Mussolini ci passò vicino sorridendoci. A me diede una tenera carezza sulla guancia. Assistemmo così alla posa della prima pietra ad Aprilia. Era il 25 aprile 1936”.
In seguito la loro famiglia si dovette trasferire dal primo podere a Borgo Montello ad Aprilia località Carano, nel podere numero 2531 vicino alla tomba di Menotti Garibaldi, in quanto il primo podere assegnato loro era diventato molto più piccolo, poiché attraversato dal canale Mussolini.
Alice Sittaro alla trebbiatura 
La coltivazione principale nel podere era quella del grano, praticamente “ l'oro” dei coloni. La speranza era di produrne, di anno in anno, un maggior quantitativo. Il grano era poi prelevato dall'O.N.C. e pagato con piccoli incentivi in denaro proporzionati ai quintali prodotti. Alle famiglie venivano lasciati due quintali a persona. Con i proventi della produzione del grano i coloni potevano sperare di riscattare il podere nei tempi previsti (circa 20 anni).Tra l'altro i coloni meno produttivi rischiavano di essere sostituiti e quindi di perdere il terreno. 
Una vera e propria autarchia quella dei coloni in questi poderi, dove quelle famiglie numerose, godevano infatti di una completa autonomia per la sopravvivenza, producendo oltre a cereali, verdure e quant'altro occorresse, anche formaggi freschi e stagionati, prosciutti e salumi vari. 
Questa produzione annuale era abilmente razionata nel tempo dalla “resdora” (termine dialettale del nord-Italia che indica la donna di casa), affinché nel corso dell'anno non mancasse mai nulla. 
Ma questo benessere ottenuto, non dimentichiamolo, al prezzo del duro lavoro di tutti i componenti della famiglia, si annientò col sopraggiungere della guerra nel nostro territorio. 
Dopo lo sbarco degli americani il 22 gennaio 1944 la casa di Alice a Carano divenne una base del comando americano. Alice descrive la paura delle bombe, l'avere assistito sbigottita all'abbattimento effettuato dagli americani di alcune case dei poderi vicini, dove si sapeva che c'erano ancora dei civili. “Dissi ai soldati americani,  mentre ci mostravano con soddisfazione quali sarebbero stati i prossimi bersagli delle cannonate: Ma che fate? Lì dentro ci sono ancora delle persone!!!”. Ma i tedeschi purtroppo erano proprio lì, facendosi scudo con quei caseggiati e nonostante le preghiere di Alice, le cannonate ebbero il loro effetto distruttivo. 
 Nei giorni successivi furono costretti ad abbandonare il podere in fretta e furia, lasciando ciò che di più caro vi era contenuto. Quando tornò con la sua famiglia, a guerra finita, racconta Alice: “Non era possibile orientarci sulla posizione del nostro terreno, perché era tutto distrutto, non c'era più niente, solo macerie, resti di bombe e mine”. 
Alice Sittaro e Bruno Basso
Si ingegnarono quindi per costruire un primo rifugio, una baracca costruita addirittura con lastre metalliche di cassette di munizioni. Si commuove teneramente Alice al ricordo del suo amore per Bruno Basso, un ragazzo di un podere adiacente, amore nato in tanta miseria.
Il caporal maggiore Bruno Basso era ritornato dalla sfortunata campagna militare in Russia e venne ospitato proprio dalla famiglia Sittaro in quella piccola baracca, poiché anche il casale del suo podere era stato completamente distrutto.
Prosegue candidamente la signora Alice nell'intervista: “In quelle condizioni... Fatto sta che rimasi incinta. Avevo solo 19 anni, ma si sa...la miseria fa questo ed altro!”.
Si sposarono poi nel giugno 1946, uno dei primi matrimoni celebrati in quel duro dopoguerra dall'allora parroco Padre Tassi, in una chiesetta arrangiata presso una delle costruzioni fasciste di piazza Roma ad Aprilia che aveva resistito ai bombardamenti, mentre la Chiesa di S.Michele era stata completamente distrutta e se ne aspettava la ricostruzione.
“Adesso Aprilia è una città bella, pulita ed ordinata; ci sono tutti i servizi, le scuole, le guardie comunali... i negozi, c'è tutto!” afferma oggi ad 87 anni la dolce signora Alice,  una città ben lontana da quei tempi di guerra dove per poter prendere i miseri 2 etti di pane razionati per persona, doveva arrivare a piedi fino ad Aprilia. E ci racconta nei minimi particolari, ben impressi nella mente, quando rischiò persino di affogare in un giorno di copiosa pioggia, travolta dalla piena del fosso in località Spaccasassi. Venne salvata fortunatamente da un passante e la cosa di cui si vanta ancora oggi è il ricordo vivo di aver comunque salvato quel prezioso pane .
Alice Sittaro in Basso
L'intervista alla signora Sittaro Basso, realizzata dal gruppo di ricerca storica “UN RICORDO PER LA PACE” è stata raccolta in un dvd che fa parte del progetto culturale di raccolta di dati, immagini e video-testimonianze dei protagonisti della storia di Aprilia dalla sua fondazione ai giorni nostri con particolare riferimento ai coloni concessionari dei poderi a riscatto ventennale (i pionieri di Aprilia )
Sono queste le voci della nostra storia, testimonianze umane che non si trovano nei libri, ma che sono importanti per capire quanto gli eventi storici influenzino, e stravolgano spesso il destino soprattutto delle persone più semplici ed umili. Abbiamo il dovere di ricordarle.


Pubblicato su "Il Caffè di Aprilia" n°229 il 3 novembre 2011

Pagina 36 de "Il Caffè di Aprilia" n°229 del 3 novembre 2011

Ragazzi della famiglia Basso e Sittaro

Alice Basso con amici

Alice Basso estate 1945

Alice Basso

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