17 agosto 2014

“LA GRANDE GUERRA”

 IL PREZZO PAGATO DALL'ITALIA PER L'UNITA' NAZIONALE


di Elisa Bonacini


Era il 28 luglio 1914 quando l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. Il pretesto era stato l'attentato il 28 giugno 1914 a Sarajevo in cui rimase ucciso l'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco.
Dal 1914 al 1918  il sistema delle alleanze coinvolse 28 nazioni di tutto il mondo in una guerra di dimensioni mai viste. Vennero utilizzate nuove tecnologie: aerei, carri armati, sottomarini, e le devastanti armi chimiche. Fu uno spiegamento di forze senza precedenti, una massa enorme di milioni di uomini : borghesi, proletari e contadini, così diversi culturalmente. Nell'agosto del 1914 furono 20 milioni i soldati europei chiamati alle armi ; nel 1918 erano 65 milioni i soldati che combattevano sui vari fronti.
Milano maggio 1915 la partenza dei Volontari Ciclisti Automobilisti
Allo scoppio della guerra l'Italia mantenne inizialmente una posizione neutrale, mentre l'opinione pubblica si spaccava tra neutralisti ed interventisti. 
“La guerra : igiene del mondo!”. Così Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del futurismo, incitava i giovani italiani alle armi. Molti intellettuali futuristi, tra cui lo stesso Marinetti ed anche mio nonno Giuseppe Bonacini nell'aprile-maggio 1915  (prima dell'entrata in guerra dell'Italia), si arruolarono volontari nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti (V.C.A.),  la più famosa unità para-militare della Grande Guerra.
Animati da un fortissimo ardore patriottico e desiderosi di liberarsi dell'oppressione Austriaca, rivendicavano le terre di Trento e Trieste.
Alpi Venete Ottobre 1915 posto di guardia
Il 26 aprile del 1915, il governo italiano con la firma del Patto di Londra si alleò con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia). Il 23 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. 
L'evoluzione della guerra smentì presto le ottimistiche previsioni austriache trasformandosi in un estenuante guerra di posizione e di trincea: migliaia di morti per avanzare pochi metri, sotto bombardamenti di intensità mai visti prima. Uno dei peggiori ostacoli furono gli sbarramenti di reticolato formati da filo spinato che proteggevano le trincee nemiche. All'inizio del conflitto i nostri soldati non disponevano di una strumentazione idonea per tagliare il filo spinato che veniva aperto con quanto a loro disposizione, addirittura a mani nude. Un'operazione lenta e immaginiamo molto dolorosa che li sottoponeva  all'alto rischio di essere colpiti dall'artiglieria nemica. Solo con l'evolversi del conflitto gli eserciti dei vari schieramenti vennero dotati di alcune pinze -cesoie per tagliare il filo spinato. 
Giuseppe Bonacini
La prima guerra mondiale fu una vera carneficina: alcune fonti stimano fino a 26 milioni di morti. Solo in Italia provocò circa 1 milione e 240.000 vittime. Quasi la metà furono civili, decimati anche dalla carestia e da epidemie mortali quali la terribile influenza “spagnola”. Gli stessi soldati non vennero uccisi solamente dal fuoco nemico, ma pure da infezioni e da malattie causate dal freddo, dal gelo e dalla scarsità del rancio. Oltre il 20 % dei soldati morti furono dispersi.
Le gravi perdite umane sui vari fronti vennero via via rimpiazzate anche con  ragazzini giovanissimi, di età  inferiore ai 18 anni  (i cosiddetti ragazzi del '99). 
Ma fu difficile per tutti, italiani ed austriaci, essere degli eroi : la fragilità umana accomunò i soldati dei vari schieramenti. Alcuni esitavano a fare fuoco sul nemico, rischiando di essere sottoposti a gravi punizioni, anche alla fucilazione. Ci fu chi gettò il fucile e preferì consegnarsi al nemico. 
alba del 23 ottobre 1915 inattesa della battaglia di Dosso Casina
 in primo piano quarto da destra Giuseppe Bonacini
I soldati trovarono un poco di conforto scrivendo fiumi di lettere ai propri cari e struggenti pagine di diari, lettere testamento che sono arrivate intatte fino a noi e che, seppure talvolta con una grammatica incerta,  esprimono la nostalgia per la famiglia e  spesso un commovente attaccamento alla Patria.
Migliaia di soldati morirono anche a guerra finita. Un fenomeno poco noto è quello dei cosiddetti “pazzi di guerra” che, a causa dello shock emotivo subito durante i combattimenti finirono i loro giorni nei terribili “sanatori mentali” del primo novecento...

(Le foto storiche  sono tratte dall'album di Giuseppe Bonacini (Reggio Emilia 1892- 1961):  “Impressioni di guerra” dei Volontari Ciclisti Automobilisti - Battaglione Lombardo,  dal maggio all'ottobre 1915. Diritti riservati )


(Articolo pubblicato sul Giornale del Lazio)

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