31 luglio 2019

Medaglia d'Onore al Papà di Vasco: Il Resto del Carlino promuove la proposta di Un ricordo per la pace



Medaglia d’Onore a Giovanni Carlo Rossi, padre di Vasco Rossi. È quanto si prefigge la associazione “Un ricordo per la pace” nell’ambito del progetto “MEMORIA AGLI I.M.I”.
Il contatto con Vasco attraverso una lettera di sensibilizzazione  inviata alla rockstar attraverso i media il 19 luglio scorso, un appello pubblicato da molte testate giornalistiche on line e da il “Resto del Carlino” di Modena in due articoli  anche in versione cartacea (20 e 30 luglio). 
Un ringraziamento particolare al giornalista Walter Bellisi che ha preso a cuore l'iniziativa della nostra associazione.
Era da molto tempo, oltre un anno, che cercavo di relazionarmi con Vasco, una delle rockstar più amate dagli italiani, ma troppo difficile arrivare direttamente all’interessato, protetto da una fitta rete di collaboratori e manager. Un metodo infallibile invece la diffusione tramite stampa: il nostro messaggio è pervenuto al “Blasco” nazionale, in questi giorni nella sua Zocca, nonché recepito da migliaia di fan che stanno tempestando di telefonate la nostra associazione per avere informazioni.
Vasco: un nome insolito scelto dal padre in omaggio ad un compagno di prigionia che gli aveva salvato la vita durante un bombardamento in Germania, durante la seconda guerra mondiale. 
Ora, inaspettatamente, la pubblicazione di Vasco domenica 28 luglio in Instagram con due storie dedicate alla vicenda del padre e l’esplicito riferimento alla nostra Associazione ed all’onorificenza dedicata agli IMI. Elementi che fanno intuire che Vasco sembrerebbe intenzionato a richiedere la medaglia in memoria del padre, di professione camionista, scomparso a soli 56 anni nel 1979 quando Vasco era ancora agli esordi della sua straordinaria carriera.
La richiesta potrebbe partire anche dalla mamma di Vasco, Novella Corsi, un modo di dimostrare ulteriormente l’affetto e la stima per un uomo che tanto ha trasmesso al figlio, i veri valori della vita. Se la domanda verrà inoltrata durante l’estate la consegna dell’onorificenza dovrebbe avvenire intorno alla Giornata della Memoria, il 27 gennaio 2020.
Onore a tutti gli IMI. Giovanni Carlo Rossi uno dei tanti. La sua storia legata ad una delle rockstar più amate un modo per ricordare tutti gli altri. Certo che saremmo felici di avere Vasco testimonial della nostra attività di memoria, magari nel ruolo di presidente onorario della nostra associazione. Incrociamo le dita. I sogni (vedi la vicenda Roger Waters ad Aprilia) a quanto pare, seppur rarissimamente, si realizzano.
A nome della mia associazione e di tutti i miei collaboratori, di tutti gli amici, di tutti i figli di internati che ho coinvolto da anni nel progetto “MEMORIA AGLI I.M.I.” non posso che rivolgere un immenso : GRAZIE, VASCO!!!!!!!


Giovanni Carlo Rossi fu uno dei 650.000 IMI (Internati Militari Italiani) che sui vari fronti dissero NO al nazismo dopo l’armistizio dell’Italia l’8 settembre 1943 e pertanto catturati dai tedeschi e deportati nei campi di concentramento in Germania, obbligati a lavorare per l’economia di guerra nazista. Scrive Vasco del padre nella sua pagina Facebook dell’11 dicembre 2018: “(….) Quando lo hanno liberato era quasi morto, pesava 37 chili, ed è tornato a casa minato fisicamente. Per quello è morto giovane, credo, perché non ha mai avuto vizi. Mi raccontava che nel campo di concentramento morivano di fatica e non gli davano da mangiare, sopravviveva con delle bucce di patate. 
Aveva scritto un diario, che mia madre ricopiava, nel quale raccontava delle scene pazzesche a cui aveva assistito. Gli amici pestati a sangue e morti davanti ai suoi occhi. E dopo aver visto questo, tutta la vita gli è sembrata una passeggiata”.
Uno degli eroi, Giovanni Carlo, di una resistenza per molti anni oscurata, un’oblio perpetuato ingiustamente nei confronti degli IMI fino all “istituzionalizzazione” della memoria che in Italia arrivò di fatto con la legge n. 296 del 27 dicembre 2006. È con questa legge che lo Stato Italiano ha previsto per gli ex internati la concessione della Medaglia d’Onore a titolo di risarcimento morale per la fedeltà alla Patria; concessa su richiesta degli eredi (pochissimi gli IMI ancora viventi) tramite decreto del Presidente della Repubblica. 
Giovanni Carlo Rossi venne catturato dai tedeschi all'isola d'Elba con i suoi commilitoni probabilmente il 17 settembre 1943 giorno della resa dopo i bombardamenti degli Stukas che costarono la vita ad oltre 100 persone tra militari e civili; i soldati detenuti nella Caserma “Vittorio Veneto” a Portoferraio fino alla deportazione nei campi di concentramento in Germania nell'ottobre 1943. Carlo fu internato in un campo nei pressi di Dortmund. Ed è proprio su Dortmund e i campi limitrofi che l’associazione sta effettuando ricerche in collaborazione con storici dell’Università “La Sapienza”, il Generale Dott. Massimo Coltrinari Direttore del CESVAM (Centro Studi al Valor Militare dell’Istituto del Nastro Azzurro) ed il giornalista Bruno Liconti. Oggetto della ricerca anche il periodo trascorso da Giovanni Carlo Rossi all’isola d’Elba, ove avvenne la cattura. 
Nella lettera a Vasco avevo scritto: “Non ci conosciamo, Vasco, ma abbiamo qualcosa in comune. Nel nostro DNA un po’ della forza dei nostri padri, del loro coraggio. I nostri papà tra i 650 000 soldati italiani che per fedeltà alla Patria dissero NO al nazismo e preferirono subire la prigionia nel lager, costretti al duro lavoro per la Germania. Fortunati entrambi nel ritornare a casa, seppure l’ombra di loro stessi, smagriti ed irriconoscibili. (….) Vedi Vasco, è lo Stato italiano che si inchina al sacrificio di questi italiani; io credo che anche tuo padre ne sarebbe orgoglioso.” Terminavo la lettera con un appello: “Caro Vasco, seppur inconsapevolmente, sei il più celebre dei testimonial per accendere i riflettori sulla storia degli IMI. Troppi anni di oblio. Chi meglio di te può farlo?” . 


VASCO ROSSI : la testimonianza sul padre IMI (dalla sua pg Facebook)
“Durante la guerra, dopo l’8 settembre, il Carlino Rossi era stato preso prigioniero dai tedeschi all’Isola d’Elba e portato in Germania, a Dortmund, in un campo di lavori forzati, dove si è fatto quasi oltre due anni ed è stato uno di quei seicentomila soldati italiani che non hanno accettato, per evitarlo, di combattere per i tedeschi contro i loro fratelli per la Repubblica sociale italiana. Quando lo hanno liberato, era quasi morto, pesava 37 chili, ed è tornato a casa minato fisicamente. Per quello è morto giovane, credo, perché non ha mai avuto vizi.
Mi raccontava che nel campo di concentramento morivano di fatica e non gli davano da mangiare, sopravviveva con delle bucce di patate. 
Aveva scritto un diario, che mia madre ricopiava, nel quale raccontava delle scene pazzesche a cui aveva assistito. Gli amici pestati a sangue e morti davanti ai suoi occhi. E dopo aver visto questo, tutta la vita gli è sembrata una passeggiata.”
 (sul padre di Vasco da https://www.facebook.com/vascorossi/posts/10157053358574674/)





Elisa Bonacini presidente di Un ricordo per la pace (da pg facebook)

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