1 settembre 2013

GINO FORCONI: LA STORIA DI UN INTERNATO MILITARE ITALIANO

di Elisa Bonacini


Il signor Gino Forconi, nato nel 1924 ad Offagna (Ancona), è uno dei pochi “IMI, cioè “Internati Militari Italiani” ancora viventi, residente in Via dei Villini ad Aprilia.  Ci accoglie nella sua casa con grande entusiasmo : è felice di poter raccontare finalmente la sua  storia.
Gino Forconi
Si ritiene soddisfatto della sua vita e molto fortunato di essere ritornato vivo dall'esperienza tragica del periodo di guerra. Era giovanissimo quando pochi mesi prima dell'Armistizio partì a malincuore dal suo paese  nell'estate del 1943 per esser incorporato nella Regia Aeronautica. In quel paese delle Marche lasciava tutti i suoi affetti famigliari ed anche  la propria fidanzata. Aveva la convinzione, come molti ragazzi della sua epoca, dell'inevitabilità dell'evento, dell'impossibilità di ribellarsi a quel destino che “ altri” avevano impostato per lui. Partì con  i suggerimenti del padre ben impressi nella mente. Anche il papà infatti aveva dovuto sopportare la crudeltà della grande guerra  1915-1918.
Il giovane Gino lavorava nelle fertili terre delle Marche come mezzadro, cioè contadino sotto padrone,e quando partì per la guerra, seppure diciottenne, conosceva già bene cosa significasse la fatica del lavoro.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava ad Ancona nella fase di addestramento militare,  in attesa di essere successivamente inviato al fronte, in Sardegna. I tedeschi che avevano già provveduto al disarmo della compagnia, la tennero 15 giorni chiusi in caserma; diedero poi  la possibilità di scegliere se collaborare con i nazisti e la neo-nata Repubblica Sociale oppure, rimanendo fedeli al giuramento fatto al Re, essere fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento in Germania. La compagnia di Forconi in blocco non accettò di aderire al regime nazista e partì per l'ignoto. Si possono considerare senza dubbio eroi quegli uomini che  dopo l'armistizio accettarono quella strada così tortuosa ed incerta. Chi al giorno d'oggi avrebbe  ancora questo coraggio? 
Vennero così caricati su carri bestiame, e dopo un viaggio durato 5 giorni e 5 notti quasi senza cibo ed in condizioni igieniche miserabili, arrivarono a Lichterfeld, a circa 40 km da Berlino, in Germania.
Lì vennero subito inquadrati in squadre di lavoro. Erano generalmente lavori duri, massacranti,con turni di lavoro che superavano a volte le 12 ore al giorno.
Manodopera a costo quasi pari a 0, di cui  la Germania aveva bisogno in quel periodo  di crisi economica, legata al grave dispendio di risorse utilizzate per affrontare la guerra. Spesso i prigionieri costretti  a lavoro coatto venivano utilizzati nei rifacimenti di strade, ferrovie e campi volo, resi inagibili dai frequenti bombardamenti e spesso morivano sotto le bombe .
Il giovane Forconi fortunatamente venne inviato a svolgere lavoro nell'industria, precisamente presso la Siemens (prodotti elettrici). Anche sul posto di lavoro i prigionieri erano sottoposti al controllo di sentinelle armate.
Foto tesserino Siemens
Intanto i mesi passavano, e la Germania doveva sopportare sempre più bombardamenti da parte sia dei Russi che degli Americani. Racconta quando erano stati portati nei pressi di Berlino, in un palazzo adibito a disinfestazione ; erano intenti in queste opere di “igiene personale”,  quindi ancora  nudi, quando avvenne un bombardamento che distrusse tutto il caseggiato.. In tre, compreso Gino, riuscirono a fuggire dalle macerie, mentre molti prigionieri ai piani interrati morirono affogati per la rottura dei tubi dell'acqua.  Gino rischiò ancora la vita in seguito: si trovò infatti miracolosamente illeso dopo che una scheggia, in un bombardamento aereo, gli aveva sfiorato il capo. Ne aveva avvertito il grande calore, ma non ne era rimasto ferito.
Ricorda ancora con commozione  quando in uno dei rari pacchi che gli arrivarono  dai familiari in Italia,  in mezzo alle sigarette tanto desiderate ed a qualche genere alimentare di conforto, trovò una noce, al cui interno c'era un foglio contenente le notizie di che cosa avveniva in quei giorni in Italia. Un metodo ingegnoso elaborato dai genitori di Gino: la posta infatti era sottoposta ad un rigido controllo e censura da parte dei tedeschi.
La liberazione del campo avvenne attraverso l'intervento militare dei russi.
Non sapendo come rientrare in Italia,date le condizioni delle ferrovie,venne portato dai russi come lavoratore civile in Polonia, dove rimase  per circa sei mesi.
Ritornò quindi nelle sue amate Marche nell'autunno 1945. Si emoziona ancora al ricordo dell'abbraccio con il padre, che non avendo più notizie da diverso tempo, aveva temuto il peggio.
Di quelle brutte esperienze Gino oggi che ha 87 anni , parla con tranquillità; esse gli hanno insegnato a dare il giusto peso alle piccole controversie cui nella vita si va incontro.
Gino Forconi
Il signor Forconi ad Aprilia arrivò nel dopoguerra..... Per molti anni ha svolto il lavoro di operatore ecologico nelle vie del centro. Una persona umile e riservata che  celava sotto un sorriso bonario il  passato di sofferenze e fatiche subite nel campo di concentramento, e che  ha svolto il suo lavoro con grande impegno tale da ottenere un riconoscimento dal  compianto Sindaco di Aprilia Meddi.
Abbiamo il dovere di ricordare con rispetto il sacrificio della generazione di  Gino Forconi, che dal tragico periodo di guerra  trasse le capacità di riportare il benessere e la democrazia nella nostra Repubblica Italiana.
La storia di queste persone umili non si studia nei libri di testo , ma dovrebbe insegnamento di vita per tutte le giovani generazioni .
L'intervista a Gino è compresa in un dvd : “ Gino Forconi: Storia di un IMI” realizzato dal gruppo di ricerca storica “ Un ricordo per la pace” in un progetto che ha come obiettivo la realizzazione di una serie di dvd contenenti le testimonianze dei protagonisti ancora viventi sugli episodi più importanti della nostra storia contemporanea.

Pubblicato su "Il Caffè di Aprilia" n°231 il 1 dicembre 2011

Pagina 46 de "Il Caffè di Aprilia" n°231 del 1 dicembre 2011

Cartolina spedita alla famiglia dal lager

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