17 agosto 2014

CERIMONIA 2 GIUGNO A LATINA: 5 ONORIFICENZE A CITTADINI DI APRILIA. GRAZIE ALL'ASSOCIAZIONE “UN RICORDO PER LA PACE” CONFERITE 3 MEDAGLIE D'ONORE A INTERNATI MILITARI ITALIANI NEI CAMPI NAZISTI DOPO L'8 SETTEMBRE 1943

L'ESPOSIZIONE “UN RICORDO PER LA PACE” AL ROSSELLI PRESTO SI ARRICCHIRÀ DI UNA SEZIONE DEDICATA AGLI I.M.I.


di Elisa Bonacini


Il Maresciallo Tartaglione, Franco Tantari , Fernando Vitali
Elisa Bonacini, Domenico Fusco
Ha avuto luogo a Latina il 2 Giugno scorso la cerimonia per il 68esimo anniversario dell'istituzione della Repubblica Italiana alla presenza delle massime autorità della Provincia e del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Sesa Amici.
La giornata celebrativa si è conclusa all'interno della Sala Cambellotti del Palazzo del Governo, dove il Prefetto Antonio D'Acunto ha consegnato sei onorificenze dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana e quattro medaglie d'onore a cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra della Germania.
Ben 5 onorificenze sono state assegnate a cittadini apriliani. Due onorificenze OMRI sono state conferite all'imprenditore Nicola Prezioso e al Maresciallo dell'Arma dei Carabinieri Antonio Tartaglione.

3 medaglie d'onore sono state consegnate a Domenico Fusco di 94 anni, alla memoria di Sante Tantari (ha ritirato la medaglia il figlio Franco Tantari residente a Campoleone) e alla memoria di Guido Vitali (ha ritirato la medaglia il figlio Fernando Vitali). 
La medaglia d’onore viene concessa dal Governo Italiano ai cittadini italiani civili e militari (se deceduti ai loro familiari), che dopo l’8 settembre 1943 non accettando l'adesione alla R.S.I. o alle formazioni delle SS furono catturati dai tedeschi e detenuti nei lager nazisti.
Furono circa 616.000 i militari italiani che vennero deportati nei campi di concentramento. Il loro status non fu quello di prigionieri di guerra, bensì di internati militari, abile stratagemma di Hitler per sottrarli alla tutela della Croce Rossa Internazionale.
Il Prefetto D'Acunto e il Sindaco Terra con alcuni insigniti di Aprilia
Gli Internati Militari Italiani (IMI) , eroi inconsapevoli, a costo della propria vita  mantennero fede al giuramento fatto alla Patria, allora Regno d'Italia, esercitando una delle prime forme di “resistenza” al nazismo; solo una piccolissima percentuale di essi, spinta dalla fame e dagli stenti, optò a favore dei tedeschi. Considerati “traditori” furono obbligati a svolgere lavori particolarmente duri e pericolosi, esposti al rischio dei frequenti bombardamenti, con turni massacranti che superavano a volte le 12 ore ed una scarsissima alimentazione giornaliera; 50.000 di loro non sopravvissero e migliaia morirono dopo la liberazione al rientro in Italia per le gravi malattie contratte nei lager, tra cui principalmente la tubercolosi.
Gli IMI che riuscirono a ritornare ebbero poi “il benservito”. La loro posizione non fu subito chiara: in Germania avevano lavorato per i nazisti (seppure costretti), e ciò fece sì che su di loro per molto tempo rimanesse un alone di sospetto. I soldati italiani che rientrarono preferirono quindi tacere su quanto avevano vissuto, spesso anche con la propria famiglia, cercando di dimenticare e considerando quel triste periodo un accessorio inevitabile della guerra.
Sono 11 le medaglie d'onore finora conferite a cittadini di Aprilia, grazie all'attività dell'Associazione “Un ricordo per la pace” che da anni sta portando avanti il progetto “Memoria agli IMI”, divulgando nelle scuole del territorio la storia drammatica dei nostri militari dopo l'armistizio del 1943 e guidando gli aventi diritto nelle pratiche necessarie per ottenere l'importante riconoscimento.
E' doveroso pure rivolgere un ringraziamento particolare al direttore del Giornale del Lazio Bruno Iorillo per lo spazio che riserva sempre ai miei articoli.
Aggiungi didascalia
Dal gennaio 2012 ad Aprilia hanno ottenuto il riconoscimento in ordine cronologico : Ernesto Bonacini e Alfio Fiorini ( entrambi deceduti), Aldo Boccabella, Gino Forconi, Amedeo Luciani (deceduto), Giuseppe Raggi, Alfredo Federici (deceduto) e Giuseppe Romani (deceduto).
L'Associazione “Un ricordo per la pace” ha realizzato alcuni video documentari su tema anche con le testimonianze di IMI ancora viventi (l'ultimo in collaborazione con il Liceo artistico di Latina), che sono stati proiettati negli ultimi anni durante la cerimonia della giornata della memoria il 27 gennaio al Palazzo del Governo a Latina, con l'approvazione del Prefetto Sua Eccellenza Antonio D'Acunto.
A breve una sezione dell'esposizione “APRILIA IN GUERRA : LA BATTAGLIA DI APRILIA” all'Istituto Rosselli sarà dedicata agli Internati Militari Italiani.
E' attualmente in corso di realizzazione un nuovo video documentario che raccoglierà la storia e le testimonianze degli IMI di Aprilia e che sarà a disposizione degli Istituti di Istruzione che ne facciano richiesta all'Associazione “Un ricordo per la pace”.
Ecco i tre nuovi insigniti della Medaglia d'onore :

DOMENICO FUSCO

Domenico Fusco
Grande emozione durante la cerimonia della consegna delle medaglie d'onore per l'insignito Domenico Fusco, classe 1920, originario di Sessa Aurunca (CE) artigliere marconista nel periodo di guerra, che ha ritirato personalmente l'onorificenza, circondato dall'affetto dei suoi cari, tra cui la figlia Pierina.
Domenico nel 2013 aveva appreso con stupore, attraverso un mio articolo sul Giornale del Lazio  riguardo la consegna delle medaglie d'onore, di essere stato prigioniero nello stesso campo di concentramento di mio padre Ernesto,  il  Stammlager IV B a Zeithain (vicino Dresda) e aveva voluto comunicare la sua presenza alla redazione, nella speranza di potere incontrare mio padre, che purtroppo è deceduto nel 1999. 
Ci siamo incontrati ad ottobre e non nascondo l'emozione nell'ascoltare il suo racconto che tanto ha in comune con la storia di sofferenza di mio padre che (come i miei più affezionati lettori sapranno), ho potuto apprendere nei dettagli solo dai fogli ingialliti del suo diario di guerra e prigionia, dopo la sua scomparsa. Per tutta la vita lo aveva conservato gelosamente nel suo comodino e mai aveva voluto farmelo leggere.
Denominatore comune degli internati militari che hanno avuto la fortuna di ritornare è infatti la ritrosia nel raccontare il loro vissuto, con quel pudore proprio di quella generazione nel nascondere alla famiglia ed ai figli le sofferenze subite.
La testimonianza di Domenico Fusco, che ho raccolto in un filmato attualmente in lavorazione, è lucida e toccante: ricorda ancora bene purtroppo anche le bastonate subite dai tedeschi per spingerlo a salire sui camion che trasportavano i prigionieri alle fabbriche, quasi i poveretti fossero bestie indomabili. Azioni di pura cattiveria che gli hanno lesionato irreparabilmente due vertebre. Emozionante il ricordo dei compagni di prigionia con cui (era un gesto comune) si dividevano persino le poche briciole derivanti dal taglio del pane: un rapporto solidale e fraterno. Si commuove Domenico e chiede di interrompere le riprese quando rievoca poi il distacco dai compagni nel viaggio di ritorno dopo la liberazione... 
Una persona veramente gentile ed estremamente precisa il caro Domenico che ha conservato per tutti questi anni alcuni oggetti in ricordo di quei giorni terribili tra cui il distintivo della fabbrica tedesca per cui fu costretto a lavorare ed un piccolo diario.

SANTE TANTARI

Sante Tantari
Nato ad Affile (Roma) il 20 aprile 1916 da Francesco Tantari e Oliva Ricci, e deceduto nel 1998 all'età di 82 anni. Nel 1939 si unì in matrimonio con Donata Gentilucci nella Chiesa di S. Michele Arcangelo ad Aprilia, uno dei primi matrimoni religiosi della neo cittadina di Aprilia.
Nel foglio matricolare, richiesto recentemente dal figlio Franco quale documentazione nella richiesta dell'onorificenza emergono, sebbene scritti con una calligrafia incerta, i particolari del travagliato percorso militare di Sante. Chiamato di leva dal Distretto militare di Roma nel giugno 1936 con destinazione Civitavecchia, dove prestò servizio con la qualifica di fuciliere fino al 1938. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel 1941 venne richiamato alle armi ed incorporato nel 103° Battaglione mitraglieri di Fanteria. Partecipò alle operazioni di guerra in Albania e Iugoslavia fino alla data dell'armistizio dell'8 settembre 1943; il 17 settembre venne catturato dai tedeschi e deportato in un campo di concentramento (non noto) in Germania. 
Rientrato dalla guerra nel luglio 1945 lavorò poi insieme alla moglie come contadino nelle aziende agricole del territorio, tra cui la storica azienda agricola Caffarelli. Contribuì alla realizzazione dell'acquedotto di Carano, dove subì un infortunio alla testa. In seguito lavorò alla Simmenthal per 25 anni. Un grande lavoratore Sante che, con tanti sacrifici, riuscì a realizzare il sogno della sua vita : acquistare una casa propria.
Lo ricorda con affetto e nostalgia il figlio Franco Tantari che durante la cerimonia del 2 giugno, molto commosso, a stento ha trattenuto le lacrime: “Ottenere questo riconoscimento è il minimo che noi figli potessimo fare per la memoria di nostro padre che, dopo tanta sofferenza subita in guerra e nei campi di concentramento in Germania, con tanti sacrifici ha saputo sostenere una famiglia con 5 figli, cercando di educarci nel migliore dei modi e di non farci mai mancare nulla.
foglio matricolare di Sante Tantari
Ringrazio di cuore l'Associazione “un ricordo per la pace” che mi ha incoraggiato a richiedere la concessione della medaglia d'onore che ora è un grande motivo di orgoglio per me e per i miei fratelli”.
Dal racconto di Franco Tantari emergono alcuni particolari sull'internamento del padre : la fame, le privazioni, la fatica, difficili da dimenticare e da comprendere oggi. E poi … il valore del cibo, non sprecarlo mai; un valore questo che cercava di trasferire ai figli, lui che la fame l'aveva provata davvero sulla propria pelle. In prigionia Sante imparò il tedesco; aveva pure conservato in ricordo di quei giorni un cinturone metallico, che indossava spesso, una specie di portafortuna.
Sante Tantari ha ancora un fratello vivente : Quinto, che abita ad Ardea.

GUIDO VITALI

Guido  Vitali
Nato il 19 gennaio 1914 a Finale Emilia (MO) da Alfonso Vitali e Margherita Neri e deceduto nell'agosto del 1996 a Roma, all'età di 82 anni. Il padre Alfonso nel 1934 aveva fatto domanda per i poderi dell'Agro Pontino appena bonificato Pochi mesi dopo, nel dicembre 1934, poco prima delle vacanze natalizie la famiglia Vitali si trasferì nel podere O.N.C. 1414 sulla migliara 48 D nelle vicinanze di Borgo Pasudio e della futura cittadina di Pontinia, che verrà inaugurata solo un anno dopo. Apprendiamo il vissuto di Guido dalla biografia redatta con affetto nel 2012 dal figlio Fernando Vitali. Guido Vitali, terzo di 8 figli maschi, venne arruolato di leva nel settembre 1934, frequentando i corsi premilitari nella legione XX Dicembre di Ferrara. Nel 1935 venne chiamato alle armi per la guerra d'Africa, ma essendo nella posizione di terzo figlio riuscì ad evitare l'imbarco per l'Africa. Fu così assegnato al 59° Reggimento Fanteria Calabria di stanza a Tempio Pausania in Sardegna, fino al luglio 1936, quando ottenne il congedo illimitato.
Venne richiamato alle armi nel 1942 dopo soli 5 mesi dal matrimonio con l'amata sposa Adriana Ungarelli (conosciuta come “Adriana”), già padre del primo figlio Fernando (che morì poi a causa della malaria a soli 2 anni nel maggio 1944), ed incorporato nella 209a Compagnia Presidiaria (servizi di assistenza) dell'11° Reggimento fanteria Forlì. Venne catturato a Fiume il 13 settembre 1943 ed internato nello Stammlager III B nei pressi di Furstemberg sull'Oder, poi trasferito all'VIII B e poi in un campo di concentramento presso Lamsdorf, sempre in Germania.
Guido e i suoi compagni di prigionia vennero liberati dai russi nei primi mesi del 1945 e consegnati
Vitali Guido internato figlio di Fernando
agli americani. Nei lunghi mesi che precedettero il ritorno a casa Guido svolse l'attività di barbiere militare, attività che aveva svolto anche nel campo di concentramento, in aiuto al barbiere tedesco; una posizione “privilegiata” che gli consentì una piccola maggiorazione dello scarso vitto e che gli permise anche di passare di nascosto qualche porzione di cibo ai più bisognosi.
Il viaggio di ritorno dalla Germania fu interminabile, via ferrovia, ma anche con lunghi tratti percorsi a piedi. Arrivò a casa il 7 novembre 1945, portando con sé la sua valigetta di legno contenente quei pochi attrezzi da barbiere cui doveva la propria sopravvivenza.
E proprio quella valigetta di legno, custodita gelosamente da Guido per tutta la vita, sarà presto collocata nelle teche dell'esposizione “Un ricordo per la pace” all'Istituto Rosselli, così come desidera il figlio Fernando Vitali. Un gesto di grande generosità considerando naturalmente quanto   gli sia caro questo oggetto; una piccola rinuncia compensata dalla soddisfazione di perpetuare il ricordo del padre e delle sue sofferenze subite nei campi di concentramento nazisti. 

Nessun commento:

Posta un commento