12 ottobre 2014

8 SETTEMBRE 1943 L'ARMISTIZIO CHE CAMBIO' LA STORIA DELL'ITALIA

al 2007 la “medaglia d'onore” è il riconoscimento del Governo Italiano per il sacrificio dei nostri militari internati nei campi nazisti
dal diario di prigionia di Ernesto Bonacini il vissuto di quei tragici giorni

di Elisa Bonacini


Con l’armistizio firmato a Cassibile e annunciato dal Generale Badoglio l'8 settembre 1943, l'Italia cessò la sua alleanza con la Germania. I nostri soldati, allo sbando, dovettero scegliere da che parte stare. Coloro che rifiutarono la collaborazione con i tedeschi furono catturati e deportati nei campi di concentramento nazisti. Furono 616.000 i militari internati: tra questi circa 50.000 non sopravvissero e migliaia di loro morirono appena rientrati in Italia a causa delle gravi malattie contratte nei lager. 
Considerati “traditori”, furono obbligati a svolgere lavori particolarmente pesanti e pericolosi, esposti al rischio dei frequenti bombardamenti, con turni massacranti che spesso superavano le 12 ore ed una scarsissima alimentazione giornaliera. 
Gli Internati Militari Italiani (I.M.I) rifiutarono di collaborare con i nazisti; solo una piccolissima percentuale, spinta dagli stenti, optò a favore della Germania, ricavandone qualche piccolo vantaggio, soprattutto nell'alimentazione. Gli I.M.I. a costo della propria vita, tennero fede al giuramento fatto alla Patria, allora Regno d'Italia. La loro fu una delle prime forme di “resistenza” al nazismo : che sarebbe stato dell'Italia se i militari italiani avessero aderito in blocco alla  Repubblica Sociale o alle SS ?
Ernesto Bonacini a Zeithain nel 1944
Eroi inconsapevoli, affrontarono con grande dignità il periodo della prigionia. Al rientro in Italia, ebbero però “il benservito”. La loro posizione non fu subito chiara: in Germania avevano lavorato per i nazisti (seppure costretti), e ciò fece sì che su di loro per qualche tempo rimanesse un alone di sospetto. I soldati italiani che rientrarono preferirono quindi tacere su quanto avevano vissuto, cercando di dimenticare, considerando quel triste periodo un accessorio inevitabile della guerra.
Mio padre Ernesto Bonacini sebbene ammalato gravemente di malaria fu catturato in Grecia dai tedeschi ed internato a Zeithain, vicino Dresda, nello Stalag IV B, dapprima nel suo distaccamento del Reserve-Lazarett Kgf una specie di “lager sanatorio” per prigionieri gravemente malati, tristemente famoso come “campo di morte”.
“Cadavere vivente”: così lo appellavano i compagni del campo scherzosamente e non c'è dubbio che il suo aspetto non fosse dei migliori. 
Il suo diario fu l'unico sfogo nel campo di concentramento, un amico segreto al quale confidò i suoi momenti di sconforto e le speranze per il futuro, necessarie per sopravvivere. Riuscì a nasconderlo, sottraendolo con abilità ai controlli del suo zaino, che avvenivano soprattutto nelle frequenti ispezioni delle baracche. Era infatti assolutamente vietato scrivere cosa avvenisse in prigionia. Dopo la liberazione  lo portò a casa  e lo custodì gelosamente tutta la vita nel comodino a fianco del letto : un insieme di fogli ingialliti, legati insieme con un cordino e avvolto in fogli di un vecchio giornale.  Solo dopo la sua morte ho potuto leggerne lo straordinario ed emozionante contenuto. Nel diario sono descritti “in diretta”, attraverso il vissuto di un semplice soldato di soli 20 anni i momenti determinanti per la sorte dell'Italia nel secondo conflitto mondiale.
Dopo 71 anni da quegli avvenimenti voglio condividere con i miei lettori alcuni brani di questo diario, in memoria di mio padre e delle sofferenze di tutti coloro che provarono sulla propria pelle l'internamento nei campi di concentramento nazisti, lasciando ad ognuno di voi trarne personali considerazioni e riflessioni.
IL MOMENTO DELLA SCELTA 
Atene 1/10/43 “Adunata! Ci inquadriamo in buon ordine. Ci viene distribuita una scatoletta di carne, con una razione di gallette. Disposti a quadrato attendiamo ufficiali tedeschi i quali ci invitano ad andare nelle loro file. È evidente che se non accettiamo le loro proposte per noi non ci sarà altra via che quella del campo di concentramento. Il pensare ad una prigionia per poco non mi avvince... È stato sufficiente questo nostro attimo di esitazione perché l'ufficiale tedesco convinto che tra noi 300 non c'è più nessuno che sia legato a loro, risale in macchina, certo non soddisfatto. Dopo poco lasciamo la caserma auto trasportati. Fuggevole corsa per la capitale di autocarri ricarichi di soldati più che mai meravigliati. Vicino a me un soldato piange...”.
L'ARRIVO AL CAMPO DI CONCENTRAMENTO
il campo di Zeithain in Germania (da wikipedia)
Campo di concentramento Zeithain 6/11/43 “...Dalla stazione nulla si vedeva, ora ci appaiano gli altri intralci di reticolati. Si apre l'ampio cancello. Entrati veniamo sottoposti a rivista. Tutto ci viene asportato di quanto era militare, coperte, teli da tenda, solo un cambio di indumenti militari ci viene lasciato. Sigarette, sapone, tutta roba sequestrata. Nel mostrare al tedesco quanto tengo nel bottino si sfogliano lettere e fotografie; ho un momento di tale abbandono che i miei occhi si velano e il mio pensiero si rivolge a Dante, (ndr: il fratello maggiore che Ernesto crede prigioniero in Russia in realtà è già deceduto a seguito dei combattimenti sul fiume Don) al quale una più gloriosa sorte è toccata : egli avrà quel rispetto che si deve ad un prigioniero di guerra, mentre noi siamo umiliati e derisi... Qui siamo oggi entrati, chi potrà essere certo di uscirne?”.
LA PRIGIONIA A ZEITHAIN
1/12/43 Zeithain ….Soli, abbandonati dei nostri corpi, sopportiamo innocenti sofferenze materiali e morali in un campo di concentramento.
Quattro patate, una tazza di rape, un poco di pane: l'alimentazione giornaliera che ci viene passata, sufficiente per chi non è ammalato a tirare innanzi per ammalarsi a sua volta, senza alcuna speranza di ritorno. Trattati come traditori, senza alcun rispetto, derisi e morrati.... 
IL LAVORO SOTTO I CAPÒ ITALIANI OPTANTI 
17 febbraio 1944 “Abbiamo iniziato questa mattina alle sei e abbiamo continuamente lavorato sino alle 11. I nostri aguzzini sono i nostri compatrioti e ci invitano tutt'altro che cortesi a spicciarci, rinfacciandoci di quelle due patate che ci hanno dato dopo tre ore di fatica.
Maledetti, non vedete che a stento ci reggiamo in piedi ! Non osservate i nostri visi sofferenti ? Voi non avete sofferto come noi la fame!
Sul mezzogiorno mi sento venir meno, sento che le forze man mano diminuiscono. Nevica. Ho sete e avido bevo l'acqua ghiaccia. Poco dopo devo assentarmi, un brivido di freddo tutto mi scuote ed a stento raggiungo la baracca. Mi sento il polso. Ho la febbre, mi corico. Man mano i brividi aumentano, un'orribile cefalea mi prende, non comprendo più nulla, non vedo più nulla, non penso ad alcuna cosa...”. 
Medaglia onore
E dopo questa “full immersion” da brividi... nella triste storia degli internati voglio ricordare che l'Associazione “Un ricordo per la pace” dal 2011 sta attuando una campagna informativa per far ottenere la medaglia d'onore agli IMI ancora viventi e/o ai loro eredi.
La medaglia d'onore è l'onorificenza concessa dal Governo Italiano, a partire dal 2007, a tutti i cittadini italiani – civili e militari - e ove deceduti ai loro familiari che, dopo l’armistizio dell' 8 settembre 1943, furono catturati dai tedeschi e detenuti nei lager nazisti.
Sono 11 le medaglie d'onore finora conferite dal Governo Italiano a cittadini di Aprilia,
Le ultime medaglie d'onore sono state consegnate il 2 giugno scorso dal Prefetto Antonio D'Acunto presso la Sala Cambelotti del Palazzo del Governo a Latina all'ex internato Domenico Fusco e alla memoria di Sante Tantari e Guido Vitali.  Nel gennaio 2012 le prime medaglie a cittadini di Aprilia vennero conferite alla memoria di Alfio Fiorini e di mio papà Ernesto Bonacini. Nelle successive cerimonie sono state conferite a Aldo Boccabella, Gino Forconi, Giuseppe Raggi ed alla memoria di Alberto Alfredo Federici, Amedeo Luciani e Giuseppe Romani.
Franco Tantari Fernando Vitali Domenico Fusco e Elisa Bonacini
il 2 giugno al palazzo del Governo a Latina
al termine della cerimonia di consegna della medaglia d onore
Grande soddisfazione per l' Associazione “Un ricordo per la pace” che dal 2011 sta portando avanti il progetto “Memoria agli IMI” e che presto allestirà una sezione dell'esposizione “un ricordo per la pace” presso l'Istituto “Carlo e Nello Rosselli” dedicata agli internati militari di Aprilia. L'Associazione ha realizzato diversi video tematici con le testimonianze di alcuni ex internati divulgando anche nelle scuole del territorio la storia drammatica dei nostri militari dopo l'armistizio del 1943. L'Associazione “Un ricordo per la  pace” oltre alla campagna informativa sulla possibilità del conferimento della medaglia d'onore  assiste gli aventi diritto nelle pratiche necessarie per ottenere l'importante riconoscimento. Nello sviluppo positivo del progetto è doveroso rivolgere un ringraziamento particolare al direttore del Giornale del Lazio Bruno Iorillo per lo spazio che riserva sempre ai miei articoli sull'argomento.
Ricordiamo che per potere ricevere la medaglia d'onore, anche in qualità di erede, è necessario compilare e spedire tramite raccomandata all'indirizzo indicato  una modulistica scaricabile dal sito internet del Governo Italiano - medaglia d'onore IMI , allegando le documentazioni di cui si è in possesso: foglio matricolare, lettere dal lager, etc... che testimonino l'internamento nei campi  nazisti dopo l'8 settembre 1943.
Gli interessati possono rivolgersi per ulteriori informazioni alla e-mail   unricordoperlapace@gmail.com .
( brani tratti dal “diario di guerra e prigionia” di Ernesto Bonacini: diritti riservati )

(Articolo pubblicato sul Giornale del Lazio)

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