16 dicembre 2018

ZEITHAIN NATALE 1943 : DAL DIARIO DI GUERRA E PRIGIONIA DI ERNESTO BONACINI

di Elisa Bonacini

 Mio padre Ernesto. il suo diario conservato per tutta una vita nel suo comodino, avvolto in fogli di un vecchio giornale."Lo brucerò un giorno o l'altro" mi aveva detto, pudico nel mostrare a noi figli i suoi sentimenti. Lo cercai nei giorni successivi la sua scomparsa, il 16 dicembre 1999. Era ancora lì, per fortuna.
Lui, mio padre, a venti anni. Le riflessioni sull’inutilità della guerra, lui che intravedeva umanità persino nei soldati nemici, colpevoli solo di essersi trovati dall’altra parte. Mio padre che non riusciva a provare odio verso i suoi carnefici nel lager nè per i compagni che l'avevano tradito, in quel contesto. Mio padre che si è sempre considerato poco, molto meno del fratello Dante morto a 21 anni in Russia. 
Per me sei grande, papà mio.

Dal diario un Natale "diverso", il primo in prigionia: Natale 1943.


"Zeithain 25/12/43
il cielo è grigio: il nevischio si abbatte al suolo per proseguire più oltre raggruppato in una nuvoletta tutta bianca. Il vento a ciuffi, ostacolato nella sua folle corsa dal fitto intralcio di reticolati emette uno strano ululato quasi accompagnasse il tormento della nostra anima. Ogni cosa che ci circonda ha assunto oggi per noi un non so che di intimo, di familiare, di accogliente: è Natale!
Non esistono rancori oggi nè vendette, i nostri festeggiano anche loro questa grande festa, tutte le sofferenze sono dimenticate e il perdono a coloro che ci hanno fatto tanto male esce spontaneo dal nostro cuore.
Una nostalgia senza pari tutti ugualmente colpisce e intorno a noi non ci non sono che le persone più care, che ci invitano ad essere forti e ed a superare con religiosa rassegnazione tutti i disagi che ancora avremo da superare. Tanto lontani dalle nostre case ma così a loro vicino il nostro cuore."






15 dicembre 2018

CalendEsercito 2019 “L’Uomo e la Tecnologia – omaggio al Genio Universale” nel cinquecentenario della morte

per ribadire il legame inscindibile tra operatore militare e tecnologia 


di Elisa Bonacini



“L’Uomo e la Tecnologia – omaggio al Genio Universale” è il titolo del CalendEsercito 2019   che  rende omaggio a  Leonardo da Vinci nella ricorrenza del cinquecentenario della morte il 2 maggio 2019. 
Leonardo da Vinci un italiano conosciuto universalmente per la sua versatilità, intelligenza,  capacità di innovare e  sperimentare.  Pittore, scultore, inventore, ingegnere militare, scenografo, anatomista, pensatore, uomo di scienza, Leonardo da Vinci è considerato uno dei geni dell’umanità e nessuno come lui ha incarnato le pulsioni e le passioni che hanno reso grande il Rinascimento.
Il CalendEsercito 2019  prendendo spunto dal Genio delle invenzioni va ad evidenziare il rapporto tra Esercito e Tecnologia, binomio inscindibile nel complesso mondo contemporaneo che vede i soldati operare in prima linea in molteplici contesti: una spiccata flessibilità in ottica “dual use” partecipando da un lato alla stabilizzazione internazionale in diverse aree di crisi nel mondo tra cui Libano, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libia e Somalia e dall’altro operando sul territorio nazionale a supporto delle Forze di Polizia e in soccorso della collettività. Gli ultimi anni infatti hanno visto un sensibile aumento delle attività dell’Esercito in favore della popolazione che si sono tradotte nella costante presenza nel controllo del territorio e a fianco delle comunità locali colpite da terremoti e eventi calamitosi di vario genere.
Evidenziato nel calendario il rapporto tra Esercito e Industria nazionale, la cui sinergia permette il continuo studio di soluzioni tecnologiche tese a soddisfare in maniera sempre più efficace ed efficiente i requisiti proposti, permettendo l’implementazione di migliorie su tutta la gamma di piattaforme. I programmi di acquisizione contribuiscono in maniera determinante allo sviluppo tecnologico necessario all’industria nazionale per disporre di un portafoglio di prodotti in linea con le esigenze di un mercato internazionale estremamente competitivo, con importanti ricadute economiche e occupazionali. Si tratta quindi di un sistema virtuoso che contribuisce alla crescita del “Sistema Paese”.
 Sfogliando il volume, in un continuum temporale tra passato e presente, il confronto tra i progetti avveniristici di cinquecento anni fa e la realtà dei giorni nostri: il soldato robot, i progetti di mura difensive in grado di resistere a proietti di grosso calibro, il carro armato (la macchina più famosa progettata dall’estro di Leonardo) in grado di muoversi su quattro ruote motrici e di sparare in tutte le direzioni e tra gli altri progetti la vite aerea,  macchina più pesante dell’aria in grado di volare. Leonardo aveva intuito l’importanza della tecnologia e della scienza applicata ai campi di battaglia per la riduzione degli effetti delle armi del nemico, per la protezione delle proprie truppe, per il dominio dei cieli.
“Ci auguriamo – conclude il comunicato dell’Esercito a presentazione del Calendario - che l’accostamento Leonardo da Vinci - Esercito – Industria nazionale nato dal collegamento ideale di numerosi progetti del “Genio Universale” ad altrettanti mezzi e sistemi d’arma dell’Esercito realizzati dall’industria nazionale possa essere di interesse e di stimolo a tutti per conoscere e approfondire non solo la cultura e la storia del nostro Paese, ma anche gli aspetti economici e produttivi. Anche nel 2019 l’Esercito sarà in prima linea per comunicare e diffondere la cultura della Difesa e per essere parte, con i cittadini e tutte le altre istituzioni, della crescita del Sistema Paese: “DI PIÙ INSIEME”.
( da http://www.esercito.difesa.it/comunicazione/calendesercito)



3 dicembre 2018

FESTA DI SANTA LUCIA E NATALE DEL BERSAGLIERE : Grande Successo per la manifestazione del “Fogolar Furlan” e dei Bersaglieri “Adelchi Cotterli” di Aprilia





di Elisa Bonacini

Grande successo per la 43esima edizione della manifestazione promossa dal “Fogolar Furlan” per la Festa di Santa Lucia da cui come da tradizione hanno inizio le festività natalizie.
il capo fanfara Ildo Masi
Da 7 anni l’evento include “Il Natale del Bersagliere” con l’esibizione della Fanfara “Cotterli - Città di Aprilia” diretta dal Maestro Ildo Masi.

La manifestazione tenutasi domenica 3 dicembre presso l’auditorium del Liceo “A.Meucci” di via Carroceto ha visto una grande partecipazione di pubblico tra cui soci e simpatizzanti delle associazioni. Si sono esibite alcune classi della Scuola Primaria dell’I.I.C. Marconi di Aprilia, i bambini preparati in maniera encomiabile dalle insegnanti cui sono state consegnate targhe ricordo.

In rappresentanza dell’Amministrazione Comunale sono intervenuti il Sindaco Antonio Terra e il Consigliere Pasquale De Maio presidente del Consiglio Comunale. Presente anche quest’anno  Monsignor Franco Marando Parroco della Chiesa arcipretale di San Michele Arcangelo e Santa Maria Goretti. 

Ha espresso soddisfazione per l’evento, ringraziando gli organizzatori Romano Cotterli, fratello di Adelchi  compianto Presidente dell’Associazione Bersaglieri da cui  ha preso il nome l’attuale sezione Bersaglieri di Aprilia. Hanno partecipato rappresentanti delle associazioni Bersaglieri della provincia di Latina, tra cui la sezione di Terracina. 

A condurre con simpatia e professionalità l’evento il Colonnello Sergio Pisani.

La manifestazione come di consuetudine è stata preceduta dalla commovente visita della Fanfara al Cimitero Comunale presso la tomba di Adelchi Cotterli, scomparso nel 2012. Fu da una sua felice intuizione che nacque la Fanfara apriliana che sempre più riscuote successo in ambito nazionale ed internazionale. 


                                                                         







Sergio Pisani con Romano Cotterli e il presidente della sez. Bersaglieri Cotterli Edorado Tittarellli

il sindaco Antonio Terra consegna le targhe ricordo alle insegnanti dell'I.I.C. Marconi di Aprilia









2 dicembre 2018

RICERCA GIUSEPPE MEDICI COMPAGNO DI PRIGIONIA DI ERNESTO BONACINI : CONTATTATA LA REDAZIONE DI “CHI L’HA VISTO?”



nel 2012 il programma di Rai 3 consentì ad Ennio Borgia di abbracciare i fratelli di Osvaldo Fiata prigioniero con lui a Dachau 

di Elisa Bonacini

Grazie all'appello che rivolsi nel 2012 a “Chi l'ha visto?” Ennio Borgia poté conoscere i fratelli di Osvaldo Fiata, il ragazzo romano compagno di prigionia nella baracca 25 del lager di Dachau durante la seconda guerra mondiale. Alla trasmissione di Rai 3 avevano assistito (cosa che ha dell’incredibile) i fratelli Maria Paola ed Osvaldo Fiata, nati nel dopoguerra.
“Osvaldo fu per me un vero protettore” - mi aveva raccontato con gli occhi lucidi Ennio - mi difese da tutte le prepotenze che avrei potuto subire nel campo da parte degli altri prigionieri, ed anche dalle violenze sessuali. Imparai da lui come sopravvivere a Dachau”. E il desiderio di poterlo rivedere che tentai di realizzare. L’incontro non fu più possibile, purtroppo, ma furono i fratelli Fiata che qualche giorno dopo raggiunsero Borgia ad Aprilia. Dalla documentazione in loro possesso venimmo a conoscenza che Osvaldo morì a Dachau nei giorni precedenti la liberazione del campo, periodo in cui Ennio ed Osvaldo erano divisi. Fu un abbraccio commovente presso l’abitazione di Borgia, un ricordo che conserverò sempre nel mio cuore. 


Sono trascorsi già alcuni mesi e le ricerche su Giuseppe Medici di Casalgrande (RE) il soldato che aiutò mio padre Ernesto a sopravvivere nel campo IV B di Zeithain in Germania non hanno dato l’esito sperato; nessun riscontro se non quello anagrafico relativo alla nascita. Ho ritentato pertanto il contatto con “Chi l’ha visto”. La richiesta inviata alla redazione tramite e-mail il 28 novembre per trovare almeno i discendenti; nato intorno agli anni 20 è molto difficile sia ancora in vita, ma ho comunque l’impegno morale di dire grazie a chi fu vicino a mio padre assistendolo sia moralmente che materialmente in quelle condizioni di cattività.
Ernesto Bonacini a Zeithain
Il bel rapporto di amicizia tra mio papà e Giuseppe è emerso dalla trascrizione del diario di guerra e prigionia di mio padre, diario che conservava gelosamente e che ho potuto leggere solo dopo la morte. Lì scritta la storia di un ragazzo di 20 anni come tanti costretto alla partenza per la guerra ed a subire la prigionia in un campo di concentramento nazista dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Catturato dai tedeschi in Grecia sebbene ancora ricoverato nell’ospedale militare di Agrinion per una grave forma di malaria. Pagine ingiallite dal tempo, righe scritte con inchiostro sbavato e calligrafia incerta, sempre più spigolosa, quasi illeggibile con il passare dei giorni nel campo lazzaretto di Zeithain e l’acuirsi degli accessi malarici, della fame e dei soprusi dei nazisti. In quelle pagine impressa tra le lacrime la lotta quotidiana con la morte, sorretto Ernesto solo dal pensiero di potersi ricongiungere ai propri cari, al fratello adorato il suo bersagliere Dante che non sapeva già morto in Russia. Ma come un fiore può sbocciare tra le pietre, nei terreni più aridi e impervi, così pure in quel contesto dove regnava egoismo e tanta cattiveria, come arcobaleno dopo il peggiore temporale ecco comparire nel diario sentimenti che sembrano non soccombere neppure in quelle condizioni. Tra quelle righe che a fatica sono riuscita a decifrare una storia di amicizia e solidarietà tra prigionieri. che pare tratta dal libro “Cuore”. Lui, l’eroe buono è un soldato del territorio reggiano, l’indirizzo riportato in bella calligrafia in un foglietto tra le pagine del diario, tra i nominativi degli amici degni di nota, da ricordare.
Scrive mio padre dopo una crisi febbrile che lo ha colto sul lavoro nel lager: “Medici di tanto in tanto si avvicina cercando di portarmi un poco di conforto. Caro amico quel Medici, ci siamo trovati in tanta miseria.” Altra crisi febbrile in baracca, scrive Ernesto: “Si avvicina alla branda, "Mangia" mi dice, offrendomi una colossale patata ancora fumante. “Ti ringrazio, Medici, so quanto ti costi, la mangerò questa sera quando starò meglio”. Non erano passati che pochi minuti che lo vedo di ritorno. "Mi raccomando di cucinare bene questo ben di Dio" mi dice e dalle tasche del pastrano prima e da quelle della giacca e dei pantaloni è un uscire di prosperose patate. "Queste" prosegue “non danneggiano alcuno perché sono del magazzino dei tedeschi e quindi non subentrano nella razione. (…) Sono passate da poco le 17, è già notte e Medici ritorna fradicio e tremante. Chiede di me non vedendomi e si avvicina alla branda, mentre io ho raggiunto l'apice della febbre. "Non ho combinato nulla" gli dico, "questa maledetta malaria mi ha colto anche oggi." "Oh, non fa nulla" mi risponde “anche se questa sera andrò a letto tardi per cucinare domani riposerò di più.” Lo lascio quindi intento nella cucina mentre io penso al suo nobile cuore. Sul tardi vengo svegliato dolcemente. "La cena è pronta" mi dice. "Coraggio Ernesto, questo è da dividere", ma quanto innanzi non mi stuzzica l'appetito forse anche perché mi sento enormemente debole. Mi sforzo, spinto dalle parole fraterne del Medici.”
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Oltre al sostegno morale, come si evince da queste righe, Giuseppe si preoccupava di mio padre arrivando addirittura a sottrarre per lui viveri dal magazzino dei tedeschi. Se si fossero accorti del furto Giuseppe sarebbe stato fucilato o massacrato a bastonate, come ben mi hanno raccontato alcuni sopravvissuti dei campi di concentramento.
Nel diario a fine febbraio del 1944 mio padre riporta che Giuseppe era ammalato e notevolmente dimagrito, “trasfigurato nel volto”. Poi più nessuna traccia nel diario. Vorrei sapere se il suo “nobile cuore” è tornato a casa dopo l’inferno della prigionia in Germania. Vorrei sapere se lui, come mio padre, ce l’ha fatta. La risposta, forse, nel programma “Chi l’ha visto?”.
                                                                        

la copertina  del diario di guerra e prigionia di Ernesto