La Resistenza dei nostri militari internati nei lager nazisti dopo l'armistizio dell'Italia, durante la seconda guerra mondiale : il loro "NO!" alla collaborazione con i nazisti fu determinante per il futuro dell'Italia, per il cammino verso la libertà e la democrazia.
Eroi inconsapevoli, per molti anni il loro sacrificio non venne considerato.
Ricordiamoli sempre con rispetto e ammirazione.
In un mio vecchio articolo la testimonianza di un IMI ancora vivente, residente da molti anni ad Aprilia: Aldo Boccabella, insignito di Medaglia d'Onore IMI
Eroi inconsapevoli, per molti anni il loro sacrificio non venne considerato.
Ricordiamoli sempre con rispetto e ammirazione.
In un mio vecchio articolo la testimonianza di un IMI ancora vivente, residente da molti anni ad Aprilia: Aldo Boccabella, insignito di Medaglia d'Onore IMI
ALDO BOCCABELLA : I MIEI GIORNI COME INTERNATO MILITARE ITALIANO
“Imparai il tedesco per difendere la mia dignità di uomo”
di Elisa Bonacini
Aldo Boccabella, classe 1923, rappresenta una delle ultime testimonianze viventi degli IM.I., Internati Militari Italiani, i soldati Italiani che dopo l'armistizio dell' 8 settembre 1943 non accettando l’adesione alla R.S.I. e alle formazioni delle SS. vennero deportati ed internati nei lager nazisti.
I militari italiani considerati “traditori”, furono obbligati a svolgere lavori pericolosi, duri, massacranti con turni che spesso superavano le 12 ore al giorno. Molti di loro (circa 50.000) non sopravvissero.
Nella ricorrenza appena trascorsa del 25 aprile è doveroso ricordare anche il contributo dei nostri soldati Italiani nel secondo conflitto mondiale, che con il loro eroico rifiuto alla collaborazione con i nazisti, furono effettivamente una delle prime forze di “resistenza”al nazismo. Che sarebbe stato infatti dell'Italia se i militari Italiani avessero aderito in blocco alla neo Repubblica Sociale o alle SS ?
Il Signor Boccabella, è nato a Roma, ma risiede da molti anni ad Aprilia in via Bonn insieme all' amatissima moglie Liliana, artista eclettica ed ex soprano di canto lirico.
La sua storia, raccolta in una video intervista dall'Associazione “Un ricordo per la pace” è affascinante, perfetta per la sceneggiatura di un film.
Pur essendo orfano di padre e con fratelli piccoli venne chiamato alle armi nell'aprile 1943 .
Venne catturato 1'8 settembre in Grecia a Patrasso, trasportato tramite tradotta ferroviaria fino a Belgrado e da li via Danubio sino in Austria allo Stamlager di Krems e poi in un campo di concentramento nelle vicinanze di Linz.
“La vita da internato” racconta Aldo” : aveva due visioni differenti: la fabbrica, con la disciplina inerente al lavoro da svolgere, sotto il comando di un civile; il lager, dove si era trattati come galeotti, senza dignità, offesi e derisi. Il vitto scarso era composto da una brodaglia di carote e quattro patate . Molti prigionieri si ammalarono a causa del deperimento organico.
Due italiani progettarono di fuggire. All'appello della sera risultò la loro mancanza; la forza del campo venne immediatamente allertata. I fuggitivi vennero barbaramente uccisi e per il recupero dei corpi crivellati da colpi di mitraglia vennero comandati due italiani muniti di carrettino a mano. Dei loro corpi non si seppe più nulla.
Volli imparare il tedesco per far valere la mia dignità, per dire loroche non ero una bestia e che la guerra non l'avevo voluta io. Una ragazza tedesca che conobbi durante il lavoro in fabbrica, mi diede di nascosto un vocabolario tedesco-italiano. Studiai la lingua tedesca dalle 6 alle 11 di sera, solo con me stesso.
Programmai un piano per arrivare a comunicare con il comandante del campo.
All'appello non mi presentai. Un soldato delle SS venne mandato a cercarmi in baracca, e mi prese a calci violentemente. Era un uomo sui cinquanta anni. Gli dissi in tedesco cosa avrebbe provato se suo figlio in guerra fosse stato trattato in quel modo. Lui, sorpreso di vedermi parlare nella sua lingua, mi diede per tutta risposta un colpo di moschetto nella schiena e mi portò dal comandante del campo.
Era quello che volevo. Era un tenente delle SS. Mi domandò in italiano di dove fossi. Io risposi che ero di Roma, e lo invitai ad andare ai Castelli Romani per bere del buon vino. Mi rispose di non fare dell'ironia, ma trasformò il “tu” in “Lei”. Avevo riconquistato una parte della dignità persa.
Mi obbligò poi ad avere il compito di interprete nel campo, incarico che mi permise di aiutare i miei compagni, quale portavoce delle loro necessità ”.
Mi obbligò poi ad avere il compito di interprete nel campo, incarico che mi permise di aiutare i miei compagni, quale portavoce delle loro necessità ”.
Aldo Boccabella con la moglie Liliana |
Nessun commento:
Posta un commento