4 aprile 2017

“MEMORIA AGLI I.M.I.” : IN ARRIVO AD APRILIA LA 13a MEDAGLIA D'ONORE PER GLI INTERNATI MILITARI NEI LAGER NAZISTI



Tredicesima Medaglia d'Onore in arrivo per un cittadino di Aprilia (LT).

L'Onorificenza dovrebbe essere conferita nei prossimi mesi alla memoria dell'internato militare Giovanni Iencinella, nato nel 1920 a Santa Maria Nuova (Ancona). 
                                                                             

Come si evince dal foglio matricolare Giovanni venne chiamato alla leva militare nel marzo 1940 come soldato di Fanteria e dopo l'entrata in guerra dell'Italia partecipò alle operazioni belliche in Albania. Visse con varie vicissitudini tutto il conflitto dell'Italia e dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 subì la cattura dei tedeschi e la deportazione in Germania. Poté ricongiungersi con la famiglia solo nell'agosto del 1945. Un periodo di vita certamente molto difficile da dimenticare, ma di cui (caratteristica comune in tutti gli ex internati) ben poco ha voluto raccontare ai propri cari. 
La Medaglia d’Onore richiesta dalla famiglia Iencinella è un giusto riconoscimento seppur postumo per tanta sofferenza.

Ricordiamo che l'Onorificenza è concessa dal 2007 dal Governo Italiano a cittadini italiani civili e militari (se deceduti ai loro familiari) che dopo l’armistizio dell' 8 settembre 1943 non accettarono l’adesione alla R.S.I. o alle formazioni delle SS  e pertanto furono catturati e detenuti dai tedeschi nei lager nazisti, quali lavoratori coatti per l’economia di guerra della Germania.

Da diversi anni l'Associazione  “Un ricordo per la pace” sta portando avanti il progetto “Memoria agli I.M.I.” assistendo gli aventi diritto (ex internati o loro eredi) nelle pratiche necessarie per ottenere l'importante riconoscimento. Grazie all'opera divulgativa dell'Associazione apriliana, ed un ringraziamento è d'obbligo al Giornale del Lazio, Aprilia si piazza orgogliosamente ai primi posti nel territorio pontino per l'avvenuto conferimento di 12 Medaglie d'Onore a suoi cittadini internati nei campi di concentramento nazisti, di cui viventi Aldo Boccabella e Gino Forconi. 

Furono circa 616.000 i militari italiani deportati. Il loro status non fu quello di prigionieri di guerra, bensì di “internati militari”, abile stratagemma di Hitler per sottrarre i nostri militari alla tutela della Croce Rossa Internazionale. 
Considerati dai tedeschi “traditori” gli Internati Militari Italiani furono obbligati a svolgere lavori particolarmente duri e pericolosi, esposti al rischio dei frequenti bombardamenti, con turni massacranti che superavano a volte le 12 ore al giorno ed una scarsissima alimentazione. 

Gli I.M.I. rifiutarono di collaborare con i nazisti; solo una piccolissima percentuale, spinta dagli stenti, optò a favore della Germania, ricavandone qualche piccolo vantaggio soprattutto nell'alimentazione. A costo della propria vita, nella stragrande maggioranza, tennero fede al giuramento fatto alla Patria, allora Regno d'Italia. La loro fu a tutti gli effetti una delle prime forme di “resistenza” al nazismo. È indubbio che se i nostri soldati avessero aderito in blocco alla  Repubblica Sociale o alle formazioni tedesche sarebbe stata scritta un'altra storia. Circa 50.000 militari internati non sopravvissero e migliaia di loro morirono al rientro in Italia per le gravi malattie contratte in prigionia, prima fra tutte la tubercolosi.

Dal 2012 l'Associazione “Un ricordo per la pace” ha raccolto le video testimonianze degli ultimi Internati Militari apriliani, un impegno svolto con grande passione per il mantenimento della memoria di tutti coloro che con grande dignità affrontarono indicibili sofferenze nei campi di concentramento in Germania; un progetto importante che meriterebbe il sostegno delle Istituzioni. 

(referente del progetto Elisa Bonacini: cell. 3280751587 ;  el.bonacini@gmail.com ) 



DAL DIARIO DI GUERRA E PRIGIONIA DI  ERNESTO BONACINI 

Ernesto Bonacini  soldato di Fanteria nato a Reggio Emilia nel 1923, dopo l'8 settembre 1943  fu catturato dai tedeschi in Grecia presso l'ospedale militare di Agrinion nel quale era ancora ricoverato per una grave forma di malaria.
In prigionia nello Stammlager IV B di Zeithain, sebbene fosse severamente vietato, continuò la scrittura del suo diario che custodì segretamente per tutta la vita nel comodino a fianco al letto.

la copertina del diario
Solo dopo la morte di Ernesto nel 1999 la figlia Elisa (autrice di questo articolo) ha potuto leggerne il contenuto, un viaggio emozionante in uno dei periodi più bui della nostra storia.
Ne estrapoliamo alcuni frammenti.

IL MOMENTO DELLA SCELTA
Atene 1/10/43  Adunata! Disposti a quadrato attendiamo ufficiali tedeschi i quali ci invitano ad andare nelle loro file. È evidente che se non accettiamo le loro proposte per noi non ci sarà altra via che quella del campo di concentramento. Il pensare ad una prigionia per poco non mi avvince... È stato sufficiente questo nostro attimo di esitazione perché l'ufficiale tedesco convinto che tra noi 300 non c'è più nessuno che sia legato a loro, risale in macchina, certo non soddisfatto. Dopo poco lasciamo la caserma auto trasportati. Fuggevole corsa per la capitale di autocarri ricarichi di soldati più che mai meravigliati. Vicino a me un soldato piange....

LA PRIGIONIA A ZEITHAIN
Zeithain 1 dicembre 1943 (…) Soli, abbandonati dei nostri corpi, sopportiamo innocenti sofferenze materiali e morali in un campo di concentramento.
Quattro patate, una tazza di rape, un poco di pane: l'alimentazione giornaliera che ci viene passata, sufficiente per chi non è ammalato a tirare innanzi per ammalarsi a sua volta, senza alcuna speranza di ritorno. Trattati come traditori, senza alcun rispetto, derisi e morrati.... 

Ernesto Bonacini nel lager


IL LAVORO SOTTO I CAPÒ ITALIANI OPTANTI
17 febbraio 1944 (...) Abbiamo iniziato questa mattina alle sei e abbiamo continuamente lavorato sino alle 11. I nostri aguzzini sono i nostri compatrioti e ci invitano tutt'altro che cortesi a spicciarci, rinfacciandoci di quelle due patate che ci hanno dato dopo tre ore di fatica.
Maledetti, non vedete che a stento ci reggiamo in piedi ! Non osservate i nostri visi sofferenti ? Voi non avete sofferto come noi la fame!
Sul mezzogiorno mi sento venir meno, sento che le forze man mano diminuiscono. Nevica. Ho sete e avido bevo l'acqua ghiaccia. Poco dopo devo assentarmi, un brivido di freddo tutto mi scuote ed a stento raggiungo la baracca. Mi sento il polso. Ho la febbre, mi corico. Man mano i brividi aumentano, un'orribile cefalea mi prende, non comprendo più nulla, non vedo più nulla, non penso ad alcuna cosa.... 


cartolina dal lager


(articolo di Elisa Bonacini pubblicato sul Giornale del Lazio; foto Stalag IV B da Wikimedia)

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